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Ambiente, come stai?

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Ambiente carissimo, come ti vanno le cose?

La domanda non è retorica; sono davvero interessata a conoscere le tue condizioni generali.

Prima di tutto, però, ricordo a me in primis e a chi mi leggerà in secundis e anche oltre, che cosa sei veramente.

Tu non sei solo “rose e fiori”, rubando un’espressione tanto colorita ed altrettanto chiara, da intendersi sia in senso lato sia in senso stretto.

Tu sei molto di più di “rose e fiori” e il tuo stato di salute non più che “rose e fiori” potrebbe definirsi fantasiosamente “spine ed erbe infestanti”.

Ma cosa sei, dunque?

E come stai, quindi?

La risposta alla prima domanda è articolata e poiché in un mio articolo di qualche tempo fa vi ho dato una definizione (spero) esaustiva di Ambiente, per non ripetermi, vi invito a rileggerlo https://www.ponteadriatico.it/a-come-ambiente-n-come-natura-non-crediate-siano-la-stessa-cosa/.

Rispondere alla seconda domanda, può essere tanto semplice, quanto altrettanto complesso.

“Ammalato”, potrebbe essere la risposta semplice.

“In uno stato di salute i cui parametri vitali caratterizzanti sono del tutto fuori controllo, seguendo andamenti random, ancora da osservare, riprodurre, sperimentare e forse…comprendere scientificamente”, la complessa.

Tra non molto la Terra arriverà ad essere popolata da più di 10 miliardi di persone che, se non si metteranno nella condizione di dare una svolta ai propri modelli di produzione e sviluppo (come direbbe la scienza) o di modus vivendi et pensandi (come scriverebbero o sociologi e pure io), non avranno altro destino che implodere in, e con, un sistema sempre meno in grado di sostenerli (non-sostenibile).

L’effetto NIMBY (NOT IN MY BACK YARD)  e il motto “cresciamo adesso, puliamo dopo” si sono rivelati fallimentari.

Assurdo avere un giardino pulito, gettando carte e rifiuti vari ed eventuali in quello del vicino.

Impensabile continuare a produrre, non avendo idee di come “far sparire” ciò che ne deriva.

8 milioni sono le tonnellate di plastica che ogni anno produciamo e liberiamo nelle nostre acque, tanto per dare i numeri.

E adesso ci si è messo anche lui: il CORONAVIRUS.

Come se non bastasse ad inquinare un’aria che di per sé “sana, tersa, respirabile”, certamente non era.

Giusto pensarci, indossare una mascherina in tempi COVID19 non sospetti non ci avrebbe fatto altro che bene.

Non serve andare tanto indietro, ricercando nelle ere geologiche, per rivivere con la fantasia un periodo storico in cui l’aria attorno al Pianeta era più leggera, libera e sana.

Basta riavvolgere il nastro del tempo di 150 anni fa, più o meno, per respirare una boccata di ossigeno a pieni polmoni, senza mascherine antismog, COVID19 o chissà cos’altro.

A seguito della Rivoluzione Industriale, la temperatura media della Terra ha subito un incremento pari a 0,98 °centigradi, valore che potrebbe raggiungere +1,5 °C tra il 2030 e il 2050, se non si prendono in seria considerazione misure di intervento efficaci su scala globale.

Le conseguenze del Riscaldamento Globale sono sempre più evidenti.

Il ghiaccio marino artico è diminuito con una media annuale pari al 12,85%.

Il 2020 è stato il secondo anno più caldo di sempre; il record assoluto lo detiene l’anno 2016.

E delle cosiddette “stagioni degli incendi” vogliamo scrivere?

Hanno radicalmente modificato i loro parametri caratterizzanti, ovvero durata e intensità, presentandosi con eventi meteorologici estremi, che si manifestano anche in periodi dell’anno fino a prima del tutto atipici.

Eventi naturali come El Niño hanno perduto la loro regolarità dinamica e stanno determinando, con sempre più energia, irreversibili siccità in molte aree dell’Africa, già ampiamente compromesse.

Anche la Corrente del Golfo non è più la stessa; ha perso velocità e non è escluso che presto cambi la propria rotta, con conseguenze planetarie inimmaginabili.

Del resto nulla, ma proprio nulla, è rimasto simile a sé nel tempo che scorre, come tutti noi, umani esseri.

Noi mutiamo di aspetto, invecchiamo biologicamente, dovremmo imparare (“sbagliando s’impara” e di errori, vivendo se ne fanno assai), ma non sono certa che così sia (Amen).

Le mimose che fioriscono a gennaio.

I pappagalli che colonizzano i parchi di Bolzano.

I dolci di carnevale che si vendono già a partire dal giorno di Santo Stefano.

I bambini che sfogliano pagine virtuali … “mamma l’enciclopedia è una nuova serie su Netflix?”…

Mah.

Che vogliamo fare?

Cosa scegliamo di fare?

Nella liquidità di una fase ambientale certa unicamente della propria incertezza, come in un mare d’acqua in balia di onde potenti, non possiamo far altro che cercare un salvagente ben solido cui tenersi saldamente aggrappati e non perdere mai di vista quell’orizzonte che, a ben osservare è sempre là, perché dentro ciascuno di noi.

Non importa che colore abbia, quale sia la sua forma.

La sola cosa che conta è volerlo trovare e si troverà, per salvarci, tornando nuovamente con i piedi per terra.

Non facciamoci confondere dall’effimero.

Depuriamo le menti dall’inutile.

Rimpossessiamoci delle capacità di giudizio autonomo.

Riappropriamoci della nostra storia, vicina e lontana nel tempo.

Seguiamo i consigli di chi ha sbagliato prima.

Ripensiamo il futuro che dovrà sostenerci.

Rispettiamo il presente che è con noi.

Caro Ambiente, cari noi tutti, hai – e abbiamo – avuto lunghi momenti decisamente migliori, ma il domani ha la sola certezza che è ancora tutto da scriversi.

Buona guarigione.

 

Ludovica Ambrogetti

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