I buoni pasto.
Avete presente quel “blocchettino” cartaceo, sostituito in parte da “ticket elettronici”, che a mo’ di un blocchetto di assegni (dove sono finiti?) contiene un determinato numero di “bigliettini” da elargire al posto del denaro per l’acquisto di pasti ed alimenti?
Un “benefit” di cui dispongono, per contratto, un numero molto alto di lavoratori, costretti a rimanere fuori casa l’intero giorno, consumando pasti presso bar, ristoranti e pubblici esercizi.
I buoni pasto, il cui importo non è uguale per tutti ma varia da contratto a contratto, non vengono però “accettati” da tutti i locali e questo a priori è già un grande loro limite.
Una negatività a cui recentemente se ne aggiunge n’altra, ben peggiore.
Buoni pasto. Il caso
In un recente convegno Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, FIDA e Confesercenti, relativamente al “meccanismo dei BUONI PASTO” hanno dichiarato:
“E’ al collasso e se non ci sarà un’inversione di rotta immediata, quasi tre milioni di dipendenti pubblici e privati potrebbero vedersi negata la possibilità di pagare il pranzo o la spesa con i ticket….Siamo arrivati ad un punto limite di sopportazione…siamo pronti a smettere di prendere i buoni pasto”.
In particolare, le associazioni di categoria denunciano “tassa occulta del 30% sul valore di ogni buono pasto a carico degli esercenti. In pratica, tra commissioni alle società emettitrici e oneri finanziari, i bar, i ristoranti, i supermercati e i centri commerciali perdono 3mila euro ogni 10mila euro di buoni pasto incassati che accettano”.
Se non saranno presi urgenti provvedimenti, presto i lavoratori saranno costretti a tirar fuori il blocchetto … degli assegni per pagare il piatto di pasta al bar dell’ufficio.
(fonte: larepubblica.it)