Il folklore albanese ha origini antiche e veniva tramandato oralmente. In parte anche oggi avviene ciò. La tradizione orale è molto importante per la cultura albanese in quanto l’ascolto è una componente fondamentale della trasmissione; infatti viene inteso come sentire profondo.
Il folklore, a differenza della musica che richiede “stile”, è funzionale nella vita quotidiana e più facile da tramandare oralmente perché appartiene direttamente all’uomo. L’Albania pur non avendo una grande estensione geografica, ha un folklore ricchissimo e molto vario ed il più importante dei Balcani.
La musica folkloristica dell’Albania è considerata patrimonio dell’Unesco poiché contiene modi, scale, ritmi autentici ed ha tramandato, fino ai giorni nostri, melodie sconosciute in occidente.
I caratteri sono molti e appartenenti a diversi generi perché ogni zona ha le sue peculiarità, infatti spostandosi anche solo di pochi chilometri possiamo riscontrare notevoli differenze.
Il musico del nord dell’Albania, accompagnandosi con Lahuta o Çifteli, racconta storie di guerra, virtù e morale, amore e vita, immigrazione e ritorno, a volte inventandole con grande abilità, risultando così un vero “cantastorie”. Le modalità sono ricche di originalità, profonde e viscerali ma al tempo stesso fluide e scorrevoli. L’approccio vocale cambia significativamente in base allo strumento utilizzato.
Al sud invece è molto presente la voce sola o accompagnata dalla magnifica polifonia detta Iso (originariamente erano canti a due voci e poi si aggiungono di media altre tre). Il solista intona le prime note in rima baciata, molto radicate nell’antichissima scala pentatonica, poi subentra il tessuto polifonico che imita favolosamente la natura. Caratteristica ricorrente anche in altre culture antichissime ( vedi la somiglianza con la polifonia sarda).
Sovente questo genere di musica è accompagnata da danze apparentemente quadrate con movimenti lenti iniziali che portano verso l’esplosione, l’elevazione col crescendo organico uniforme. Danze con alte forme geometriche.
Questi modi derivavano, in parte dalle civiltà albanesi ed armene, ed in parte da antiche civiltà come l’India (con i Râga), la China, l’antica Persia.
Attorno ad una tavola rotonda poco elevata dal tappeto di genere orientale, ricamato dalle nuove spose di casa, c’è il nonno, detto Rapsodo, che racconta ai figli cantando la storia dei loro avi. Canta alla natura, canta agli animali, alla vita e alla morte, al valoroso. Canta in rima, e, a questa andatura, la lingua si presta magnificamente senza risultare banale.
Gli accenti, il lessico danno ritmo 4/3 ottavi, nove ottavi, 5/8 , silenzi, riprese… dinamiche, intensità, volume potenza di tessuto vocale. Poi…dolcezza e consapevolezza, amarezza e rinascita e poi… cala il sonno ed il pensiero per la giornata che verrà.
Si tende a credere di poterlo interpretare scegliendolo volontariamente, non capendo invece, che è lo stesso folklore a scegliere chi dovrà interpretarlo.
