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I cristiani festeggiano la Pasqua da Gerusalemme a Baghdad

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ROMA – Le celebrazioni della Pasqua precedute della Settimana santa hanno visto dopo anni una vasta partecipazione dei fedeli nelle comunità cristiane del Medio Oriente, dalla Terra santa all’Iraq. Quella di quest’anno è la prima Pasqua senza le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 che ha impedito nel 2020 e nel 2021 l’ampia partecipazione di fedeli, soprattutto in Terra santa. Le celebrazioni di quest’anno giungono in un momento di crisi per i Paesi del Medio Oriente, in particolare il Libano, con gravi carenze di approvvigionamento di cibo e carburante dovute alla guerra in corso in Ucraina. Le celebrazioni della Pasqua 2022, sia per i cattolici (10-17 aprile) che per gli ortodossi (16-24 aprile), si tengono nello stesso periodo della Pasqua ebraica (15-23 aprile) e del Ramadan musulmano (2 aprile-primo maggio).

Secondo le statistiche ufficiali, i cristiani in Israele sono circa 185 mila (di cui l’80 per cento sono di origine araba), su una popolazione di 9,4 milioni di abitanti. Secondo dati risalenti al 2017, nei Territori palestinesi (Cisgiordania e Striscia di Gaza) vivevano 46.850 cristiani delle varie denominazioni. Il Libano è considerato l’unico Paese del Medio Oriente a maggioranza cristiana. Tuttavia, prima la guerra civile (1975-1990) e poi la crisi economica hanno portato migliaia di cristiani libanesi, soprattutto della Chiesa maronita (una delle chiese cattoliche di rito orientale), a fuggire all’estero. Secondo le stime, i cristiani attualmente residenti in Libano sono circa il 32 per cento su una popolazione di circa 6,8 milioni di abitanti. In Siria, prima della guerra civile del 2011 i cristiani rappresentavano circa il 10 per cento della popolazione, mentre secondo l’organizzazione a sostegno dei cristiani nel mondo “Open Doors” i cristiani si sarebbero ridotti oggi a poco più di 630.000 persone, circa il 3,3 per cento su una popolazione di 19,6 milioni di abitanti. La denominazione cristiana più numerosa è la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, seguita da quella greco-cattolica, una delle Chiese cattoliche orientali. Al pari della Siria, l’Iraq era uno dei Paesi con una delle percentuali più alte di cristiani in Medio Oriente, oltre a vantare alcune delle comunità più antiche del mondo, come quelle della Piana di Ninive. Circa 15 anni fa i cristiani in Iraq erano orientativamente 1,5 milioni, concentrati soprattutto nella Piana di Ninive, nella provincia di Mosul, mentre secondo le ultime stime si sarebbero ridotti a circa 300 mila, di cui due terzi rifugiati nel Kurdistan iracheno, dopo le persecuzioni dello Stato islamico tra il 2014 e il 2017. La Chiesa caldea, la più importante per presenza sul territorio in Iraq, è una chiesa cattolica patriarcale di rito orientale.

In Terra santa, la Pasqua del 2022 ha visto il ritorno dei pellegrini dopo che lo scorso anno, a causa delle restrizioni Covid-19, solo i fedeli locali avevano potuto prendere parte alle funzioni. Il custode di Terra santa, padre Francesco Patton, ha sottolineato che “il ritorno dei pellegrini è un segno di apertura e di speranza”. “Il ritorno dei pellegrini – prosegue padre Patton – è molto importante perché sono di grande aiuto per i cristiani locali che in questo modo si sentono parte di una famiglia molto più grande che è la realtà della Chiesa universale. Inoltre, sono un elemento che induce a ridurre gli atti di violenza a livello locale”. Come sottolinea il custode di Terra santa, “quando vi sono i pellegrini si assiste ad una riduzione e a una migliore gestione delle tensioni”.

Le celebrazioni della Settimana santa sono iniziate il 10 aprile con la Domenica delle Palme e si sono concluse ieri con la celebrazione della Pasqua. In Terra santa, dopo anni, hanno potuto partecipare alle funzioni anche i cristiani della Striscia di Gaza, grazie al rilascio di 722 permessi da parte delle autorità israeliane. Parlando “Vatican News”, il parroco della chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, padre Gabriel Romanelli, ha sottolineato che da quasi 20 anni Israele non concedeva permessi ai giovani dai 16 ai 35 anni per uscire dalla Striscia e partecipare alle celebrazioni della Pasqua.

Intanto, in concomitanza con le festività religiose delle tre fedi monoteistiche, sono aumentati in Israele e Cisgiordania la situazione di violenza e forte tensione tra palestinesi ed ebrei. Lo scorso 15 aprile – giornata che ha coinciso con l’inizio della Pasqua ebraica, il secondo venerdì del Ramadan e il Venerdì santo per i cristiani cattolici – la Spianata delle moschee (Monte del tempio per gli ebrei) è stata teatro di violenti scontri tra forze di sicurezza israeliane e fedeli musulmani palestinesi, tra cui sostenitori del movimento estremista Hamas. Nelle settimane precedenti ben quattro attentati, di cui due rivendicati dallo Stato islamico, hanno colpito le principali città israeliane, con un bilancio di 14 morti, mentre le forze di sicurezza israeliane hanno condotto una serie di operazioni nelle città della Cisgiordania con diversi morti e feriti tra i palestinesi.

Le celebrazioni della Settimana santa giungono in un momento di particolare crisi economia nella regione, aggravata dalle conseguenze della guerra in Ucraina. I Paesi più colpiti sono il Libano e la Siria. Nel Paese dei cedri, dove è in corso quella che secondo la Banca mondiale è la peggior crisi al mondo in un secolo, gli ultimi dati delle Nazioni Unite, mostrano che più di 2 milioni di libanesi – circa il 57 per cento della popolazione – vivono ora in situazioni vulnerabili con tre famiglie su quattro – o il 77 per cento– che non hanno abbastanza soldi per comprare cibo. Prima del Covid-19 e soprattutto della crisi economica del 2019, il periodo pasquale era per i cristiani del Libano un’occasione per festeggiare in famiglie, ma da ormai due anni, al pari del Natale, anche la Pasqua è divenuta una ricorrenza dedicata anzitutto al sostegno dei più poveri e disagiati. In messaggio diramato in occasione del Venerdì Santo, il patriarca della Chiesa maronita, il cardinale Bechara al Rai, ha indicato che ‘’le parole di Cristo sulla Croce ci assicurano che dopo il dolore c’è una nuova nascita e dopo le difficoltà che viviamo in Libano, ci sarà una nuova nascita e una risurrezione”. Il Paese attende la visita di papa Francesco in programma il 12 e il 13 giugno che potrebbe rappresentare, come avvenuto per l’Iraq, un segnale importante non solo per la comunità cristiana, ma anche per le altre fedi religiose. In occasione della visita di papa Benedetto XVI, il 14 settembre 2012, il movimento sciita Hezbollah, tappezzò l’aeroporto internazionale di Beirut e le vie limitrofe di striscioni che davano il benvenuto al Pontefice. La crisi che sta colpendo il Libano ha visto una serie di iniziative per la solidarietà. Tra queste quella della Syriac World Union Party. Guidata da Joseph Hajjar, che in una dichiarazione ad ‘’Agenzia Nova’’, ha affermato che la sua organizzazione sostiene ormai a livello mensile oltre 450 famiglie colpite dalla crisi, nel distretto di Metn (Monte Libano), a est della capitale Beirut. Al pari di altri cristiani libanesi, Hajjar ha sottolineato di attendere il viaggio apostolico di papa Francesco, ‘’offrendo alla comunità cristiana un sostegno spirituale e morale’’, contribuendo alla sua presenza nel Paese, unico della regione a maggioranza cristiana.

Al pari del Libano, una situazione di grave povertà sta affliggendo la Siria, dove circa l’85 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; più di 14 milioni su una popolazione totale di poco più di 18 milioni hanno bisogno di aiuti. Ad Aleppo, una delle città più martoriate dalla guerra civile del 2011, la cattedrale maronita di Sant’Elia ha visto centinaia di fedeli partecipare alle celebrazioni della Settimana santa, con una chiesa nuovamente gremita dopo il restauro completato nel 2020. Al pari di altri edifici religiosi cristiani, la cattedrale venne colpita in diverse occasioni tra il 2012 e 2016 dagli attacchi missilistici lanciati dai ribelli islamisti. In Iraq, dove la comunità cristiana è stata una delle più colpite dalle persecuzioni dello Stato islamico, la comunità di Qaraqosh (la più grande città cristiana del Paese), migliaia di persone hanno preso parte alle processioni della Domenica delle Palme, della via Crucis del Venerdì Santo e delle celebrazioni della veglia pasquale del Sabato santo. Qaraqosh è stata una delle tappe centrali della missione di papa Francesco in Iraq avvenuta nel marzo del 2021. Il sito iracheno “Iraqi News”, ha diffuso questa settimana le immagini della grande processione della Domenica delle Palme che ha visto una rara celebrazione pubblica della fede cristiana nell’Iraq a maggioranza musulmana sciita. Le celebrazioni sono state guidate dal patriarca delle Chiesa cattolica caldea, il cardinale Raphael Sako. Infatti, come sottolineato dai media iracheni, oltre alle migliaia di persone che dopo la sconfitta dello Stato islamico hanno fatto ritorno a Qaraqosh, anche 50 famiglie, residenti in altre zone dell’Iraq, sono ritornate nella città per far visita ai parenti.

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