Osservate l’immagine che riportiamo sotto e trovate l’errore.
Questa volta non si tratta di un TEST, ma di una “reale” domanda cui ci piacerebbe conoscere la vostra risposta.
Tutto parte da qui.
Questa è la chiave di un futuro sostenibile, almeno secondo la definizione “classica” contenuta nel Rapporto Bruntland, altrimenti conosciuto come OUR COMMON FUTURE:
«Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».
(CORREVA L’ANNO 1987). Ha senso, volendo riempire un secchio di acqua che ha tanti buchi, continuare a immettervi acqua, destinata inevitabilmente a uscire, o sarebbe cosa buona e giusta provvedere a chiudere – almeno – qualcuno di essi? La risposta è scontata. Che i buchi spariscano! Siamo tutto concordi? E allora, perché mai non applichiamo la medesima logica ai nostri “cari” edifici, scatole termiche (così definite dagli addetti ai lavori) che poca energia contengono e troppa ne disperdono? Ogni nostro edificio, almeno la buonissima maggioranza di essi, è costruito tenendo ben in considerazione parametri architettonico-estetico che ne hanno decretato l’ottimale scelta della tinta, del tipo di infisso, della ceramica del bagno e così via, ma non hanno tenuto in grande considerazione le esigenze termiche dei sui futuri fruitori. E così è accaduto che abitiamo in case ricercatamente bellissime, curate nei minimi dettagli, ma scarsamente performanti dal punto di vista termico. Dei secchi pieni di buchi. Delle groviere edificate. Dei veri e propri … obbrobri termici. Delle macchine termiche che per funzionare divorano ingenti quantità di energia, la maggior parte della quale si disperde in aere ad un prezzo molto salato per le tasche di ogni comune essere umano, sia in termini di bollette sia in termini di ipoteca su un futuro che, stando così le cose…promette ben poche grandi e “luminose” ulteriori conquiste verso l’oltre avvenire. Dunque perché non illuminarci di immenso? Il particolare momento presente, è quello buono per ricominciare. Ricominciare a vedere le cose per quelle che sono. Ricominciare ad apprezzare le cose per quelle che sono. Ricominciare a fare le cose proprio come dovrebbero essere. La rivoluzione è qui et ora. Che abbia inizio a partire dagli spazi abitati, che oltre ad essere la nostra seconda pelle, hanno dimostrato – durante la lunga parentesi di lockdown – di poterci regalare anche tante belle emozioni.
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