A tutela dei prodotti agroalimentari “made in Italy”, difendendo il mercato nazionale sia dell’offerta sia della domanda, Guardia di Finanza e funzionari dell’Agenzia delle Dogane, quotidianamente effettuano serrati controlli nelle aree più sensibili, primi fra tutte i porti.
Questi, infatti, costituiscono un crocevia senza pari di scambi commerciali, molti dei quali di dubbia origine, provenienza e soprattutto, qualità.
A farne le spese siamo tutti noi, che – in ultima istanza – consumiamo prodotti illudendoci che siano controllati, certificati e buoni, risultando invece non di rado contraffatti, additivati con chissà cosa e soprattutto non salutari.
Oltre, naturalmente, a tutti coloro i quali nel settore agroalimentare operano con onestà, diligenza, trasparenza e soprattutto passione, che vedono inquinato il mercato con prodotti a basso prezzo e privi di qualità.
E’ notizia delle ultime ore.
I finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Brindisi in una operazione congiunta coi funzionari della locale Agenzia delle Dogane, dopo aver effettuato un controllo su un camion con targa bulgara, proveniente dalla Grecia e diretto a Cosenza, hanno rilevato 18.000 confezioni di olio di semi (22.880 litri) riportanti il marchio, contraffatto, “made in Italy”.
Immediatamente è scattato il sequestro della merce.
Mentre il conducente del camion, D.P. (50 anni) di origine bulgare, è stato segnalato a piede libero all’A.G per il reato di cui all’art. 517 C.P. “avendo trasportato, per l’immissione in commercio, prodotti con nomi e segni distintivi nazionali in grado di indurre in inganno il compratore sull’origine, la provenienza e la qualità del prodotto”.
Nell’ambito dei medesimi controlli, le autorità hanno respinto 21.800 kg di uova, sempre di provenienza bulgara e destinate ad una azienda della Puglia, perché prive delle puntuali indicazioni da riportare in etichetta, come previsto dalla normativa comunitaria vigente in materia (art 18 del Regolamento CE n.178/2002, che disciplina in materia di sicurezza alimentare).