Leggende popolari insegnano che il bianco riflette la luce del sole, mentre il nero l’assorbe.
Secondo questo ragionamento, la risposta all’interrogativa è, quasi, scontata: di bianco!
In realtà, come quasi sempre accade, le cose sono più complicate di quanto non lo si creda.
In molti paesi caldi, gli autoctoni tendono a preferire abiti scuri.
I contadini cinesi e gli anziani dei paesi dell’Europa meridionale, tendenzialmente, vestono in nero.
I Tuareg scelgono l’indaco.
Perché vestirsi di scuro, dunque?
Gli indumenti scuri si dimostrano più efficaci in tema di “raffrescamento del corpo”.
La termica docet.
Il calore (che fa salire la nostra temperatura basale) arriva dal sole, ma anche dal nostro corpo; ebbene in questo ultimo punto gli abiti scuri hanno una maggiore capacità di disperdere l’energia termica, rispetto a quelli chiari.
Ne deriva che, stando all’ombra si è decisamente più freschi indossando abiti neri che bianchi (questi sono da preferirsi allorquando si sia esposti direttamente ai raggi del sole che tendono a rifletterli con più efficienza).
C’è poi da considerare il fattore vento.
Più larghi sono gli abiti e maggiore è la velocità con cui il calore tende a disperdersi, dissipandosi.
Nel 1978 una ricerca scientifica studiando il colore del piumaggio di alcune specie di uccelli, scoprì che in condizioni di forte caldo ed assenza di vento, le penne bianche disperdono meglio il calore, ma con un vento di velocità superiore agli 11 km/h erano quelle nere a risultare termicamente più efficienti.
Risultati simili li hanno prodotti esperimenti effettuati su bestiame a manto chiaro e scuro.
Applicando queste acquisizioni agli esseri umani, possiamo affermare che, in caso di brezza leggera, gli abiti larghi e neri allontanano il calore dal corpo più rapidamente di tutti gli altri.