Il Governo in queste ore sta lavorando alacremente sul TEMA CALDISSIMO DELLA SCUOLA che, dopo la “serrata” obbligatoria in tempo di gravissima pandemia, non può più posticipare il suo ufficiale “inizio”.
Una bozza su quelle che saranno le possibili soluzioni, comprensive delle misure contenitive da adottare, circola da ore; dovrebbe essere quella definitiva, ma la parola FINE (ANZI INIZIO ANNO SCOLASTICO) dovranno metterla le Regioni che nella giornata di oggi s’incontreranno con gli esponenti del Governo.
Dunque, attendiamo.
E intanto leggiamo le proposte in tavola, sintetizzate nei 6 punti che riportiamo (fonte: orizzontescuola.it)
- riconfigurare il gruppo classe in più gruppi di apprendimento;
- articolare gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;
- organizzare una frequenza scolastica in turni differenziati, anche variando l’applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici;
- per la secondaria di II grado, permettere una fruizione per gli studenti, opportunamente pianificata, di attività didattica in presenza e didattica digitale integrata, ove le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentano;
- aggregare le discipline in aree e ambiti disciplinari, ove non già previsto;
- estendere il tempo scuola settimanale anche al sabato.
Come sempre accade, ad ogni azione segue una -fisicamente naturale- reazione e così, anche in questo caso, della bozza, parerti, giudizi e commenti non sono stati univoci.
Dai presidi che così commentano: “Il Piano scuola non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull’autonomia, senza assegnare ulteriori risorse e senza attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale“.
Agli studenti che – immaginiamo – non siamo troppo felici di quanto riportato al punto 6.
Passando per i genitori la cui vita – in questo modo – sarà ancora più complicata.
Aspettiamo, prima di commentare ancora più “rigorosamente”.