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Renato Zero, il Folle che sa incantare sempre

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Se c’è in Italia un culto laico che non accenna a diminuire, ma anzi continua ad aumentare i suoi adepti, è quello dei sorcini, i fedelissimi fans di Renato Zero. 

Parrucche, cappelli stravaganti, travestimenti, abiti eccessivi: nei concerti Renato Zero tira fuori tutte le frecce al suo arco per mettere in scena uno show (“Zero Il Folle”) dalle mille sfaccettature che è uno spettacolo per gli occhi, ma soprattutto per le orecchie. Sul palco, che diventa quinta teatrale con tanto di sipario, maschere bianche a troneggiare dall’alto e un’orchestra digitale che di tanto in tanto compare sullo schermo: c’è tutto il suo mondo di artista controcorrente. La musica e le sue canzoni la fanno da padrone in un viaggio tra passato e presente ma non uno show di ricordi.  Entrando al Palasport, dove tutti i sorcini e gli zerofolli, sono già al loro posto, è impressionante il colpo d’occhio: raramente si è visto il palazzetto così pieno, senza nemmeno un posto vuoto nelle tribune laterali.

Rumoroso e certamente non insolito, il conto alla rovescia del pubblico (da dieci a Zero) che scandisce i minuti prima dell’inizio dello show, che prende il via con il brano “Il mercante di stelle”, accompagnato da un profluvio di archi e dai coristi che si presentano tutti mascherati di bianco, come le figure metafisiche tanto care a De Chirico.  In scaletta ci sono, oltre ai brani dell’ultimo album  “Zero il folle”, anche “Madame” e “Triangolo”, ma senza di lui in scena, l’esecuzione è vocalmente impeccabile, ma ha il retrogusto dolceamaro dell’occasione mancata di vederla eseguita direttamente dal re del sorcini. Una scelta senza dubbio singolare, forse un modo per tirare un po’ il fiato, all’interno di uno show assai dispendioso dal punto di vista fisico, di quasi tre ore, o forse un espediente scenico per non farsi identificare troppo con i suoi brani più popolarii? Chissà…

Di certo la scaletta è costruita più come un racconto la cui narrazione gravita intorno ai grandi successi ed a canzoni meno conosciute dal pubblico generalista, ma pur sempre di grande fascino.  La mancanza di successi come “Mi vendo”, “I migliori anni della nostra vita”, “Amico”, “Più su”, che rappresentano fasi importanti della vita artistica di Renato Zero, sembrano segnare un distacco da quel tempo che fu. Più intimo, incentrato prevalentemente sul dialogo tra voce e pianoforte, il medley formato da “Per non essere così”, “Niente trucco”, “Artisti” e “L’equilibrista”, fino ad arrivare a “Mai più da soli”, il singolo estratto dal nuovo album di inediti “Zero il Folle” che fa scattare il primo grande coro della serata, con Zero che diverte e si diverte a coinvolgere il pubblico con la sua mimica da consumato performer.

Di seguito, “Cercami”  fa scattare i primi applausi a scena aperta, seguita dall’irresistibile funk di “Emergenza noia” e dall’interpretazione magistrale di “Sogni di latta”, dove Renato mette in luce tutte le sue qualità di prodigioso interprete. Dopo i ritmi dritti di “Che fretta c’è”, con diversi tipi di orologi che si alternano sul maxischermo, arrivano i primi brividi nella teatrale “Dimmi chi dorme accanto a te”, dove il cantautore si distende su un letto, che si chiude con un magnifico assolo di sax, lo stesso strumento che introduce anche “Questi anni miei”, probabilmente il brano migliore dell’album, una ballata  che, per emozioni e intensità, ha poco da invidiare ai suoi classici. Bellissimo il medley con “Magari”, “Ho dato”, “Fermati”, “Ed io ti seguirò”, “La tua idea”, “Nei giardini che nessuno sa”, interpretato con grande misura e, al tempo stesso, partecipazione emotiva.

Riuscitissimo anche il medley “Vivo”, “Uomo no”, “Non sparare”, “Il carrozzone”, seguito con pochissimi telefonini accesi dopo la strigliata di Zero che, all’inizio della seconda parte dello show , ha platealmente ripreso gli spettatori indisciplinati in merito all’uso quotidiano e costante dei cellulari. Tra i momenti più coinvolgenti spiccano “Ufficio reclami”, basata sull’eterna dicotomia peccato/redenzione, con i coristi vestiti per l’occasione da suore e da preti; la giocosa “Tutti sospesi”, la commovente “Quattro passi nel blu”, accompagnata sul maxischermo dai nomi dei più grandi cantanti e compositori italiani morti negli ultimi anni tra cui Mia Martini, Lucio Battisti, Pino Daniele, Domenico Modugno, Franco Califano, Claudio Villa, Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Fabrizio Frizzi, Enzo Iannacci, Giuny Russo, Mariangela Melato, Gabriella Ferri, Pino Mango, Gianni Boncompagni, Fred Buscaglione,  e Alex Baroni.

Altro bellissimo brano è  “Casal de’ Pazzi”, dedicata a Pier Paolo Pasolini, nell’anniversario della sua morte, passando per la recente canzone-bilancio esistenziale “Zero Il Folle” dove l’uomo Renato e l’artista Zero si guardano allo specchio e fanno pace. Lo show termina con l’immancabile “Il cielo”, cantata all’unisono dai 10.000 spettatori del PalaLottomatica.

Dopo aver segnato quasi mezzo secolo di musica, di costume e perfino di linguaggio del nostro paese, l’artista romano si è confermato ancora una volta uno straordinario catalizzatore di energia e di emozioni.  Zero ha perso nel corso degli anni quella patina di trasgressione che ne ha caratterizzato gli esordi, ma non la capacità di emozionare e di arrivare dritto al cuore di migliaia di fans, la cui età varia dai venti ai settant’anni. Folle è chi non si vergogna mai e osa sempre, per rendere eterna la giovinezza” queste le parole  di Renato Zero, 69 anni appena compiuti, artista camaleontico ed eccentrico, che ha fatto della lucida follia l’architrave della sua straordinaria carriera e, più recentemente, del suo ultimo lavoro, uno dei suoi migliori album degli ultimi dieci anni.

Adele Paglialunga

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