E’ notizia di queste ultimissime ore: più di 3 milioni di ettari di terreno sono andati a fuoco nell’estremo Nord del Mondo, non risparmiando piccoli centri urbani e grandi città.
Ad essere colpita è la parte occidentale della Siberia, la Regione dell’Altai, ampie zone degli Urali, Chelyabinsk e Yekaterinburg. I roghi si stanno estendendo anche in Groenlandia, Alaska e nella Penisola Scandinava.
Lo scenario è terrificante; un inferno sulla Terra.
Operazioni di intervento sul campo sono in atto da giorni, dalle primissime manifestazioni del disastroso fenomeno, ma la battaglia dell’uomo contro il fuoco, al momento vede in quest’ultimo il vincitore indiscusso. Le elevate temperature, oltre i 30°C, ed il forte vento – infatti – favoriscono l’autoalimentarsi delle fiamme che non danno cenni di attenuazione.
Questa porzione di Russia, assai ricca di foreste, si trova con una certa ricorrenza a dover far fronte al dilagare di violenti incendi, innescati dai lampi temporaleschi estivi, ma questa volta è emergenza vera.
Il disastro è immane. E la causa secondo gli ambientalisti deve essere attribuita alla “elevata febbre del Pianeta” che, avendo raggiunto livelli decisamente troppo alti, è destinata a mietere vittime con una frequenza in continua crescita.
E proprio dagli ambientalisti che viene lanciato l’allarme: il disastro della Siberia darà un’ulteriore spinta al processo, già velocemente in atto, di scioglimento dei ghiacciai artici, che giorno per giorno sta rendendo la vita sempre più complicata a molte specie autoctone, in primis agli orsi bianchi.
Putin ha messo in campo unità anti-incendio che stanno operando in tutte le aree interessate, almeno quelle accessibili. Anche gli USA hanno offerto supporto ed aiuto: i media riportano di una telefonata di queste ultime ore tra i due presidenti, Putin e Trump, in cui si è parlato anche di rapporti commerciali Russia – USA.