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I NUOVI IMPRENDITORI? I BANCARI O – MEGLIO – BANCHIERI. LE BANCHE CAMBIANO ED A RIMETTERCI SONO I POVERI CITTADINI (come sempre)

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Il core business delle banche è cambiato e continuerà a cambiare.

Al giorno d’oggi, con i tassi d’interesse ai minimi storici, prestare denaro non è più remunerativo come un tempo. Il rischio, inoltre, che il credito della banca si trasformi da credito in bonis in credito non performante (o deteriorato) è sempre dietro l’angolo. La tendenza è quindi sempre più quella di concedere credito “con prudenza” (o meglio con sempre maggiori garanzie) e cercare di fare cassa in altri modi…

Le parole d’ordine sono dunque diventate “consulenza” e “servizi” (mai gratis e spesso a caro prezzo). Non dimentichiamoci poi il mantra della digitalizzazione. Tradotto significa: ti dico come meglio investire i tuoi quattrini e mi faccio pagare per ogni servizio che ti erogo. Se sei un poveraccio, ti devi arrangiare da solo utilizzando gli strumenti digitali, che ti costringono a occupare il tuo tempo libero arrabattandoti in operazioni bancarie on-line che un tempo facevano gli sportellisti bancari (figure ormai in via di estinzione in quanto rappresentano una voce di costo non remunerativa). Questi soggetti, hanno subito un processo di “nobilitazione” assurgendo al rango di consulenti che elargiscono sapere a caro prezzo… Dalla rivoluzione della digitalizzazione restano esclusi gli anziani non informatizzati, ma questo non viene considerato dalle banche un problema, in quanti si tratta di “una specie in via di estinzione” e quindi una scocciatura che prima o poi non intaccherà più i bilanci degli istituti!

 

 

Il business delle banche è dunque cambiato, ora per sopravvivere comprano e vendono immobili in asta e cedono crediti deteriorati (le così dette sofferenze) a fondi di investimento per fare velocemente cassa.

Vi ricordate i bei tempi in cui affidavamo i nostri sudati risparmi all’istituto bancario di fiducia per ricevere in cambio interessi?

Ora i nostri conti correnti non producono quasi interessi ma principalmente voci di costo, come l’obolo mensile dell’imposta di bollo o le numerose competenze che la banca ci chiede per le singole operazioni. Avere un piccolo conto corrente è divenuto dunque un costo e non una fonte di reddito.  Si depositano i soldi in banca non per farli fruttare ma solo per avere gli strumenti per poterli spendere (bankomat, pos, carte di crediti e di debito ecc.)

Che dire, le banche sono cambiate, e ora come non mai appaino agli occhi di tutti per quello che sono: società a scopo di lucro che devono produrre utili per gli azionisti. Con buona pace del ruolo socio – economico un tempo attribuito a questi istituti che nella visione semplicistica dei comuni mortali dovevano promuovere l’economia nazionale e aiutare i piccoli risparmiatori a coronare il sogno di comprare casa. La sensazione è che il cliente bancario venga sempre meno percepito come una persona e sempre più come lo strumento necessario per il raggiungimento degli obiettivi economici della banca.

 

 
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