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Draghi: “Chiediamoci se preferiamo la pace o avere il condizionatore acceso”

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ROMA – La guerra in Ucraina ha causato un peggioramento delle prospettive di crescita e in particolare pesa l’aumento dei prezzi delle materie prime ed energetiche. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. “Faremo tutto il necessario per aiutare famiglie ed imprese, la disponibilità del governo c’è ed è totale”. L’estensione delle sanzioni al gas russo “non è al momento oggetto di discussione ma la situazione si sta modificando davanti ai nostri occhi, ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace”. “Cosa preferiamo? La pace in Ucraina o stare tranquilli con il condizionatore accesso tutta l’estate?, vogliamo la pace in Ucraina e ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace”. Se dovessero cessare le forniture di gas russo “fino ad ottobre siamo coperti dalle riserve ed altre provvigioni. Le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno”.

La fiducia dei consumatori e degli investitori “è diminuita quando invece era molto viva ad inizio anno” ha spiegato il presidente del Consiglio. Draghi ha chiarito che “dobbiamo affermare una governabilità che si esprime con decisione e unità. L’unità di intenti” del governo e della maggioranza “è ciò che vogliono vedere i cittadini”. Il governo e le forze politiche devono “dare fiducia e mostrare che si può affrontare l’emergenza e continuare il percorso del Pnrr e delle riforme. Bisogna mettere il governo nelle condizioni di affrontare queste due sfide e per questo serve unità” ha detto Draghi. Siamo al lavoro “per costruire una risposta comune” anche a livello europeo “ad un shock comune come lo è stato per la pandemia ha spiegato ancora sottolineando che “dobbiamo ripetere quell’esperienza di straordinaria unità nazionale”.

In conferenza stampa, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha dichiarato che “il Documento di economia e finanza è propedeutico a nuovi interventi di politica economica da attuare in tempi più rapidi possibili”. Anche il ministro ha posto l’accento sul fatto che “la guerra in Ucraina ha determinato vari fattori di rallentamento dell’attività economica, a cominciare dall’aumento dei prezzi dell’energia”. “Abbiamo registrato una crescita inferiore alle precedenti nel quarto trimestre ma ancora buona nonostante la quarta ondata della pandemia e nonostante l’aumento dei prezzi dell’energia” ha detto ancora. L’andamento dei conti l’anno scorso “era stato migliore delle attese, lo è anche nei primi mesi dell’anno. Confermiamo gli obiettivi di finanza pubblica per l’indebitamento netto fissati nella Nadef, il 5,6 per cento, e quindi abbiamo un saldo tendenziale 5,1 per cento ed un margine di azione per la politica economica di circa mezzo punto percentuale” ha aggiunto ancora. L’abbattimento dell’accisa sui carburanti viene estesa fino al 2 maggio.

Cosa contiene il Def

Nello scenario più sfavorevole, che ipotizza un blocco delle esportazioni del gas e del petrolio russi, e che non tutte le azioni intraprese per diversificare gli approvvigionamenti di gas producano i risultati desiderati per via di problemi tecnici, climatici e geopolitici, la crescita del Pil in termini reali nel 2022 sarebbe pari a 0,6 per cento e nel 2023 a 0,4 per cento. “Giacché il 2022 eredita 2,3 punti percentuali di crescita dal 2021, la crescita del Pil nel corso del 2022 sarebbe nettamente negativa, mentre il deflatore dei consumi crescerebbe del 7,6 per cento”, spiega il Def.

Le misure che verranno adottate ad aprile hanno un effetto espansivo sull’economia italiana e accrescerebbero la variazione del Pil prevista nel quadro programmatico al 3,1 per cento nel 2022 (dal 2,9 del quadro tendenziale) e al 2,4 per cento nel 2023 (dal 2,3 del quadro tendenziale). Nello scenario programmatico il Governo ha deciso di confermare l’obiettivo di rapporto tra deficit/Pil del Draft Budgetary Plan del 5,6 per cento del Pil per l’anno in corso, del 3,9 per cento nel 2023 e del 3,3 per cento nel 2024. Alla luce dell’abbassamento della previsione di indebitamento netto tendenziale al 5,1 per cento del Pil, il Governo ha deciso di confermare l’obiettivo di rapporto tra deficit e Pil del Dpb (5,6 per cento del Pil) e di utilizzare il risultante margine di 0,5 punti percentuali di Pil (circa 9,5 miliardi) per finanziare un nuovo provvedimento, da finalizzare nel mese di aprile. Il nuovo decreto-legge ripristinerà anzitutto i fondi di bilancio temporaneamente de-finanziati a parziale copertura del decreto-legge n. 17/2022, pari a 4,5 miliardi in termini di impatto sul conto della Pa. I restanti cinque miliardi saranno destinati a quattro ordini di interventi: ulteriori interventi per contenere i prezzi dei carburanti e il costo dell’energia; l’aumento delle risorse necessarie a coprire l’incremento dei prezzi delle opere pubbliche; l’incremento dei fondi per le garanzie sul credito; ulteriori misure che si rendano necessarie per assistere i profughi ucraini e per alleviare l’impatto economico del conflitto in corso in Ucraina sulle aziende italiane.

Grazie alla sostenuta crescita del prodotto in termini nominali (7,2 per cento), il rapporto tra debito pubblico e Pil a fine 2021 è sceso al 150,8 per cento, dal picco del 155,3 per cento toccato nel 2020. Il documento prevede per il 2022 il calo del debito al 147 per cento. La pressione fiscale calcolata secondo i criteri della contabilità nazionale è attesa scendere dal 43,5 per cento del 2021 al 43,1 per cento del Pil quest’anno. Inoltre, correggendo i dati per tenere conto della classificazione di svariati sgravi fiscali e contributivi come misure di spesa, la pressione fiscale effettiva è in realtà più bassa e scende in misura lievemente maggiore, dal 41,7 l’anno scorso al 41,2 quest’anno.

In base agli ultimi dati disponibili, sebbene si stimi un rimbalzo della produzione industriale in febbraio, i modelli di nowcasting indicano che all’incremento congiunturale dello 0,6 per cento registrato nel quarto trimestre del 2021 sia seguita una contrazione del Pil dello 0,5 per cento nel primo trimestre di quest’anno, attribuibile principalmente a una contrazione del valore aggiunto dell’industria. Per il secondo trimestre si prevede una moderata ripresa della crescita trimestrale del Pil, trainata principalmente dai servizi, spiega il Def.

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