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Confesercenti: per la guerra 4 miliardi di consumi in meno

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ROMA – L’invasione dell’Ucraina potrebbe avere un impatto rilevante sull’economia italiana. In particolare, il maggior costo delle materie prime importate e dell’energia potrebbe portare il tasso di inflazione a toccare il 6% nel 2022, determinando minori consumi per 4 miliardi di euro. A stimarlo è Confesercenti, spiegando che a determinare questo scenario è il maggior costo dei beni energetici e delle materie prime: in seguito all’avvio delle operazioni militari, i prezzi dell’energia hanno registrato un ulteriore rimbalzo, con quotazioni che rispetto a inizio d’anno segnano ora aumenti del 27% per il petrolio e del 52,4% per il gas. Una spinta al rialzo che si estende anche al grano, il cui prezzo è aumentato dell’11%. E l’accelerazione dell’inflazione, a sua volta, non mancherà di avere un impatto anche sui tassi bancari, con un aggravio che potrebbe arrivare a costare alle imprese 5 miliardi di euro già il prossimo anno.

“Il conflitto in Ucraina e le inevitabili sanzioni alla Russia si ripercuoteranno molto pesantemente sulle imprese italiane”, dice Confartigianato. “Rischiano di ripetersi le gravi conseguenze economiche derivanti dal conflitto russo-ucraino scoppiato nel 2014 con la crisi di Crimea”, avverte, calcolando che “le prolungate sanzioni economiche alla Russia, tra il 2013 e il 2021 hanno fatto calare del 22,2% l’export europeo verso Mosca, con una maggiore penalizzazione dell’Italia (-28,5%).

Marco Granelli, presidente di Confartigianato

In 8 anni le nostre vendite sul mercato russo hanno accumulato perdite per 24.712 milioni di euro, pari a 3.089 milioni di euro medi all’anno”. Sarà “grave l’impatto sulle piccole imprese: i settori italiani con la maggiore concentrazione di micro e piccole imprese (soprattutto alimentari, moda, mobili, legno, metalli) vendono in Russia prodotti per 2.684 milioni di euro, pari al 34,9% delle nostre esportazioni nel Paese”: la confederazione di artigiani e piccoli imprenditori lancia l’allarme con un approfondimento del suo centro studi sui rischi per il nostro export. “Tra le regioni più esposte per le esportazioni sul mercato russo vi è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Marche, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia”, e tra le province “l’export manifatturiero in Russia pesa maggiormente a Vercelli, Fermo, Vicenza, Reggio Emilia, Frosinone, Treviso, Bologna e Piacenza”.

Il presidente di Confartigianato Marco Granelli “esprime profonda preoccupazione per il conflitto in atto in Ucraina e le drammatiche conseguenze per le popolazioni coinvolte”; “Auspichiamo – dice – che si possano recuperare rapidamente le ragioni del dialogo e riaffermare i valori della libertà e della democrazia per scongiurare effetti ancora più gravi per la vita delle persone, per la sicurezza e la stabilità sociale ed economica dell’Europa”.

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