Le altissime temperature registrate nei giorni scorsi in diverse città della penisola (40°C dal nord al sud) non sono un fenomeno da archiviare come unicamente “nostrano”; molti – infatti – sono i paesi, sparsi su tutto il globo, in cui le temperature hanno raggiunto livelli record, dalla Francia agli States, passando per il Giappone.
Ed è proprio dal paese nipponico che arriva un neologismo, mai come in questi giorni, di grande attualità: “natsubate”. Termine con cui si indica una nuova patologia causata dal “troppo caldo” che potremmo tradurre con l’espressione, ben più comprensibile di “esaurimento estivo”.
E se gli esseri umani sono esauriti per l’eccessiva calura estiva, nel mondo animale non stanno meglio.
Primi tra tutti i molluschi bivalvi, meglio conosciuti con l’appellativo di “cozze”.
Siamo in California. Un quantitativo impressionante di cozze sono morte, lungo 225 km di costa, a causa dell’elevata temperatura dell’acqua; riformulando l’affermazione in modo diverso e – ahinoi – più corretto dovremmo dire che i molluschi si sono cotti ed aperti, mettendo – così – fine alla loro utilissima vita negli ecosistemi di cui fanno parte.
“Le cozze sono conosciute come una specie di fondazione. L’equivalente sono gli alberi in una foresta, forniscono rifugio ed habitat per molti animali, quindi quando si colpisce l’habitat principale, si riflette anche nel resto del sistema”. Questo il commento della ricercatrice Jackie Sones coordinatrice del Bodega Marine Reserve di San Francisco.
Una tragedia di portata incommensurabile, nel breve termine. Vedremo quali saranno gli effetti nel medio e lungo, vivamente sperando che non si verifichi di nuovo. Questa perdita già di per sé è sufficiente a non farci dormire sonni tranquilli (non per il caldo).