In queste ultime ore, lo smog fa molto parlare di sé non solo in Italia, ma anche in molte altre città d’Europa, in modo particolare in quelle balcaniche.
ALBANIA
A TIRANA l’aria calda ed umida favorisce il proliferare dell’inquinamento atmosferico, che rende l’aria pesantemente irrespirabile.
BOSNIA
SARAJEVO è soffocata dallo smog; le Pm10 hanno raggiunto 430, ben 11 volte sopra la soglia massima ammessa.
L’allarme è grande e le autorità bosniache hanno decretato la gratuità dei mezzi di trasporto pubblici per incentivarne l’uso e decongestionare il traffico.
In questa parte d’Europa, però, il problema più grande cui dover far immediato fronte è il riscaldamento domestico, anche per larga parte a carbone o legna.
SERBIA
BELGRADO, in questi giorni seconda per livelli di inquinamento atmosferico solo a Delhi, è scesa in piazza.
L’aria è irrespirabile e la popolazione allo stremo; si richiedono misure urgenti per rimediare e strategie sostenibili per cambiare le politiche di gestione ambientale in una prospettiva di sviluppo sostenibile.
Le autorità governative balcaniche in blocco minimizzano, guardando il cielo e sperando in una repentina climatica inversione di tendenza che porti piogge “lavatrici naturali” dell’atmosfera.
Certamente se piovesse la morsa dello smog si allenterebbe, ma sarebbe solo un palliativo per alleviare i sintomi di una malattia ormai cronicizzata, che impone una terapia d’urto intensiva ed imminente, per svegliare dal coma un Pianeta ormai – altrimenti – prossimo alla fine…