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Ucraina: l’Italia tra gli otto Paesi garanti in caso di accordo. Mosca inizia il ritiro delle truppe da Kiev

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L’Italia rientra nella lista dei Paesi garanti che l’Ucraina vorrebbe formalizzare nel processo di pace con la Russia. Lo hanno riferito i membri della delegazione ucraina che, nella giornata di ieri, hanno incontrato la controparte russa durante i colloqui di pace ospitati dalla Turchia nella città di Istanbul. Oltre all’Italia, tra i cosiddetti “Paesi garanti”, figurano Regno Unito, Cina, Stati Uniti, Francia, Polonia, Canada e Israele.

Il ruolo di questi Paesi, nel caso l’intesa raggiunta ieri dovesse concretizzarsi in un accordo formale, sarebbe di monitorare le attività militari della Russia, garantendo così la sicurezza nazionale di Kiev nel caso accetti di non far parte di nessuna alleanza militare né di ospitare truppe o sistemi di difesa stranieri sul proprio suolo nazionale.

Mosca inizia il ritiro delle truppe da Kiev

Secondo fonti citate dalla “Cnn”, la Russia sta iniziando a ritirare alcune delle sue forze dalla capitale ucraina, Kiev. Gli Stati Uniti, si apprende ancora, vedono questo come un “importante” cambiamento di strategia, con i gruppi tattici del battaglione russo già in movimento. Le stesse fonti hanno aggiunto che questa è stata valutata come una mossa a lungo termine poiché la Russia ha accettato la sua incapacità di avanzare nel nord dell’Ucraina. In precedenza, il ministero della Difesa russo aveva dichiarato di aver deciso di “ridurre drasticamente le ostilità” intorno a Kiev e Chernihiv. Vladimir Medinskij, capo della squadra negoziale russa per i colloqui con l’Ucraina, ha dichiarato all’emittente televisiva “Rt” che la riduzione dell’escalation intorno alle due città non implica automaticamente un cessate il fuoco e che c’è ancora “molta strada da percorrere” per raggiungere un accordo reciprocamente accettabile tra Russia e Ucraina.

Trattative a Istanbul, negoziatore russo Medinskij: “Mosca non è contraria all’adesione di Kiev all’Ue”

Al termine delle trattative a Istanbul, Medinskij ha affermato che “da parte sua la Russia non si oppone al desiderio dell’Ucraina di aderire all’Unione europea”. Poco prima il capo della delegazione russa aveva dichiarato che Kiev rifiuta di aderire ad alleanze militari, di schierare contingenti e basi di Paesi stranieri, nonché di condurre esercitazioni sul proprio territorio senza il consenso degli Stati garanti, inclusa la Russia. Inoltre, Medinskij ha sottolineato come “i colloqui tra Russia e Ucraina sono stati costruttivi, le proposte di Kiev saranno riferite al presidente russo Vladimir Putin. Abbiamo ricevuto proposte dall’Ucraina da prendere in considerazione: una posizione chiaramente formulata per la conclusione di un accordo. Queste proposte saranno prese in considerazione nel prossimo futuro e riferite al presidente, poi risponderemo”, ha dichiarato Medinskij, sottolineando che “la Russia sta compiendo due passi verso l’Ucraina per ridurre l’escalation del conflitto”. Secondo il funzionario, Mosca sta venendo incontro a Kiev dal punto di vista militare e politico. Inoltre Medinskij ha definito i colloqui con la parte ucraina “costruttivi”, assicurando che le proposte di Kiev saranno riferite al presidente russo Vladimir Putin. “La Russia propone che l’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo Volodymyr Zelensky sia possibile in contemporanea con la firma del trattato di pace da parte dei rispettivi ministri degli Esteri, ha continuato Medinskij. “Inoltre, in occasione della firma e della considerazione del dettagli del trattato, è possibile discutere varie sfumature e dettagli politici”, ha concluso Medinskij.

Secondo quanto dichiarato dal negoziatore ucraino, David Arakhamia, l’Ucraina propone la firma di un nuovo accordo internazionale sulle garanzie di sicurezza, che contenga un emendamento simile all’articolo 5 del Trattato della Nato. “Insistiamo che questo sia un accordo internazionale, firmato da tutti i garanti della sicurezza e ratificato, per non ripetere l’errore commesso con il Memorandum di Budapest”, ha spiegato Arakhamia.

Il negoziatore ucraino ed ex viceministro degli Esteri, Oleksandr Chaly, ha sottolineato che “le garanzie di sicurezza per l’Ucraina possono consentire lo status di neutralità permanente per il Paese. Secondo lui, il requisito chiave sono le chiare garanzie legalmente vincolanti per l’Ucraina, che nel loro contenuto e nella loro forma dovrebbero essere simili all’articolo 5 del Trattato della Nato. “Se l’Ucraina è oggetto di qualsiasi aggressione, attacco o operazione militare, abbiamo il diritto di richiedere consultazioni internazionali entro tre giorni, e se queste consultazioni non portano alcun risultato entro il termine, i Paesi garanti devono fornirci assistenza militare o addirittura chiudere lo spazio aereo”, ha spiegato Chaly. A suo dire questa è un’opportunità per ripristinare l’integrità territoriale e la sicurezza dell’Ucraina attraverso mezzi diplomatici.

Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’Ufficio presidenziale ucraino l’accordo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina “deve essere approvato con un referendum”. Secondo Podolyak, l’attuazione dell’accordo sul Trattato di sicurezza dovrà seguire una procedura in cui prima ci sarà un referendum nel quale tutti i cittadini ucraini esprimeranno la loro posizione sull’accordo e sul suo funzionamento. Successivamente avverrà la ratifica da parte dei parlamenti dei Paesi garanti e di quello ucraino. “Questa è la chiave. Cioè, dobbiamo ottenere il sostegno pubblico affinché questo accordo si consolidi davvero per noi”, ha sottolineato ancora il consigliere.

 

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