Viviamo immersi in un mare di notizie, che ci raggiungono con ogni mezzo, in ogni dove.
“Percepiamo” i nuovi accadimenti attraverso i sensi, (che sono costantemente oggetto di dati random) prima ancora di leggerli con gli occhi e comprenderli con la mente.
Un tempo, non troppo in là con gli anni, non era così.
L’informazione si faceva con la carta stampata, dominio di pochi eletti, e per mezzo dei telegiornali, più diffusi e seguiti, in parte le notizie erano apprese anche dalla radio; uno strumento che per questo scopo si è affermato successivamente allo schermo domestico. Leggere o ascoltare le notizie era una attività che veniva svolta in totale riverenza nei confronti di chi le avesse prodotte e con estrema attenzione per il raccontato. Ci si dedicava tempo a capire e si trascorrevano momenti di riflessione pura e silenziosa ai quali, non di rado, seguivano scambi di opinioni verbali con interlocutori di turno abitudinari (gli amici del bar) o meno (compagni di viaggio, magari sul treno).
Oggi, tutto è fonte di notizie, volenti o nolenti e, soprattutto, consapevoli o meno.
Poichè il nostro numero di sensi è diverso dal 5 (come comunemente è creduto) noi siamo in grado di “catturare” e “carpire” informazioni anche senza accorgercene, essendo interamente dediti a tutt’altro.
Così facendo, “introduciamo” dati, nutrendoci di essi senza che siano filtrati dalla nostra parte coscientemente attiva e loro, impossessandosi di noi, viaggiano…anche mischiandosi alla fantasia…
La conseguenza ineluttabile di questo percorso senza ritorno (o meglio uscita) è la palese trasformazione di noi stessi in un “contenitore di accadimenti”, assai spesso e per le ragioni di cui sopra, non metabolizzati, che stanno lì, sedimentando … che ci rendono informati inconsapevoli di – quasi – tutto.
E l’informazione inconsapevole genera i mostri tremendi di quella che riteniamo essere conoscenza, ma che -nella realtà- è solamente una mera raccolta di dati, spesso anche non rispondenti, almeno perfettamente, al vero.
E’ la liquidità moderna che ci ha portati, navigando a gonfie vele e con vento favorevole, fino a questo punto, rendendoci voracemente affamati di fatti che ci saziano senza farci bene. Una tacita assuefazione che, invece di spingerci all’empatia diffusa, offuscano le nostre coscienze, in una de-sensibilizzazione dilagante. Le parole corrono e scorrono, entrano dentro di noi per uscirne uguali a sé; nessun cambiamento che le abbia “metabolizzate” rendendole fatti concreti. Almeno nella maggior parte dei casi.
Buona giornata.
Ludovica Ambrogetti