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RISOLTO IL CONFLITTO FRA GOVERNO ALBANESE E SOCIETA’ MARCATURA CARBURANTI

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Si è risolto il conflitto fra il governo albanese e la Gfi Albania, società che offre il servizio di marcatura e monitoraggio dei combustibili prima di essere venduti, e che rischiava di bloccare la fornitura di carburante sul mercato. Fonti ufficiali hanno dichiarato ad “Agenzia Nova” che Shkelqim Cani, ministro delle Finanze, ha avuto un lungo colloquio con i rappresentanti della società, del quale non si hanno ancora particolari. Ma è stato reso noto subito che la società ha ripreso l’attività e che i distributori di benzina sono riusciti ad iniziare le richieste di fornitura ai depositi. Una legge approvata nel 2013, vieta la distribuzione di combustibili senza la marcatura. Avendo la società aveva interrotto la propria attività, dai depositi di carburante non potranno uscire conseguentemente, le forniture in virtù la legge sulla marcatura in vigore. Il duro provvedimento adottato da Gfi segue il lungo conflitto con il governo, legato alla marcatura del petrolio greggio. Le autorità sostengono che la marcatura del greggio sarebbe inutile poiché è tecnicamente impossibile. Secondo Gfi, invece, dovrebbe essere lo Stato a rimborsare il mancato guadagno che ammonterebbe a circa 10 milioni di dollari l’anno. Il precedente governo di centrodestra dell’ex premier Sali Berisha, aveva assegnato a Gfi la licenza di marcatura dei carburanti e dei combustibili, ma senza che venisse indetta alcuna gara d’appalto. Tale decisione è stata motivata con la necessità di garantire la qualità dei carburanti sul mercato, e all’epoca le autorità affermarono che Global Fluid International, la società austriaca, che controllava il 75% delle azioni di Gfi, forniva le garanzie necesessarie proprio grazie alla grande esperienza nel settore. Nel settembre del 2014 però, gli austriaci hanno ceduto le proprie azioni al socio Petroleum Consulting Partners, società con sede in Svizzera, che deteneva il restante 25%. Gli austriaci hanno mantenuto soltanto il controllo lo 0,7% delle azioni.

 

Tale accordo, siglato dall’ex governo di Berisha due mesi prima delle politiche di quell’anno, fu subito contestato dagli operatori del settore petrolifero, costretti a pagare circa 4,4 euro per ogni tonnellata di carburante. L’associazione dei venditori di carburante infatti presentò anche appello alla Corte costituzionale per chiedere l’annullamento del contratto, ma la domanda venne respinta. L’attuale governo di centrosinistra ha provato ad annullare il contratto con Gfi, ma poi ha fatto un passo indietro, in quanto una decisione unilaterale sarebbe potuta costare cara, perchè la società si sarebbe subito rivolta a un tribunale di arbitrato internazionale. Per la situazione creatasi in seguito alla decisione di Gfi Albania di interrompere la propria attività, le società attive nel settore petrolifero, e in particolare i venditori dei carburanti si sono detti allarmati. Infatti Luigj Aliaj, presidente dell’associazione dei venditori di carburante in Albania, ha dichiarato durante un’intervista all’emittente televisiva albanese “Top Channel” che “Già da oggi il mercato risentirà della mancanza di fornitura presso i distributori di benzina. Il comportamento di Gfi è vergognoso. Una società che ha investito solo nell’acquisto di un furgone e pochi chili di materia prima per la marcatura, ha il coraggio di prendere in giro un paese intero”. Aliaj ha ribadito anche che “un’accordo del genere non si trova in nessun paese europeo, ma solo in quelle repubbliche corrotte, che rubano la propria popolazione tramite simili pratiche”.

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