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PLASTICA LIQUIDA: COME PULIRE CASA DISTRUGGENDO L’AMBIENTE

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Di Marco Pisano

Un nuovo rapporto di Greenpeace Italia denuncia la presenza di plastica liquida, semisolida o solubile, nei detersivi che ogni giorno utilizziamo nelle nostre case per bucato e sanificazione di superfici e stoviglie. Tali particelle si aggiungono alla sempre più lunga lista degli inquinanti marini.

Plastica liquida nei detersivi: il rapporto di Greeanpeace Italia

Il gruppo italiano dell’organizzazione non governativa ambientalista fondata a Vancouver nel 1971 ha stilato il rapporto “Plastica liquida: l’ultimo trucco per avvelenare il nostro mare”, un documento in cui si denuncia la massiccia presenza di plastica non solo in forma solida (microplastiche) ma anche in forma liquida, semisolida o solubile (polimeri e copolimeri) nei prodotti di sanificazione casalinga. «Abbiamo consultato le pagine web ufficiali delle principali aziende di detergenti in Italia, e fatto indagini di laboratorio per verificare la presenza di materie plastiche in forma solida inferiori ai 5 millimetri» si legge sul sito di Greenpeace Italia.

L’indagine è stata condotta in due diverse fasi. In un primo momento i ricercatori hanno svolto una ricerca online sui siti di venti aziende produttrici di detersivi, grazie alla quale si è potuta verificare la presenza di polimeri e copolimeri in plastica tra i componenti di ben 1.819 prodotti. Successivamente, nella seconda fase, 31 prodotti sono stati sottoposti ad analisi di laboratorio atte a verificare la presenza di microplastiche (particelle solide di plastica con dimensioni inferiori ai 5mm) in suddetti articoli per la pulizia.

«Su 1.819 prodotti controllati sul web 427 (23% del totale) contengono almeno un ingrediente in plastica» denuncia Greenpace. I colpevoli? Tra le aziende che più utilizzano plastica nei propri prodotti troviamo:

  • Procter & Gamble (53% con prodotti a marchio Dash, Lenor e Viakal);
  • Colgate–Palmolive (48% con prodotti a marchio Fabuloso, Ajax e Soflan);
  • Realchimica (41% con prodotti a marchio Chanteclair, Vert di Chanteclair e Quasar).

Per ciò che concerne le microplastiche, le analisi condotte in laboratorio hanno reso noto che dei 31 prodotti sottoposti ad analisi solo due registravano la presenza di particelle solide di plastica con misure inferiori ai

5mm:

  • Omino bianco detersivo lavatrice color + dell’azienda Bolton;
  • Spuma di Sciampagna Bucato Classico Marsiglia dell’azienda Italsilva.

Ai contenitori monouso dei suddetti detersivi si aggiungono quindi le piccole particelle in forma solida, liquida, semisolida e/o solubile contenute negli stessi detergenti. Un impatto ambientale potenzialmente devastante di cui però ancora non si conoscono in modo specifico gli effetti negativi sull’ambiente e sugli organismi viventi.

Le proposte e i divieti

Da due anni l’ECHA, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, lavora per una proposta che vieti l’utilizzo di microplastiche, e quindi delle sole microparticelle solide di plastica, nei tantissimi prodotti di uso quotidiano quali cosmetici, detergenti, vernici e fertilizzanti. Con l’eventuale approvazione di tale legge si potrebbe evitare il rilascio nella natura di oltre 40mila tonnellate di plastica ogni anno. Come sempre però, fatta la legge, trovato l’inganno. «Le aziende hanno già trovato il modo per aggirare questa futura restrizione, rinunciando alle microplastiche solide e ricorrendo alla plastica liquida o semisolida, continuando così a fare profitti a scapito del pianeta», dichiara Greenpeace Italia.

Chiare le richieste di Greenpeace Italia per una diminuzione drastica dell’impatto ambientale del settore. Per l’organizzazione ambientalista bisogna anzitutto eliminare tutte le materie plastiche presenti nei detergenti sostituendole con le alternative ecosostenibili oggi presenti (composti naturali e biodegradabili). Nel contempo le aziende produttrici devono investire su sistemi di vendita diversi da quelli odierni: i detersivi alla spina, ad esempio, possono ridurre di molto l’impatto ambientale dovuto al consumo di contenitori monouso.

Per ciò che riguarda la proposta dell’ECHA, Greenpeace Italia fa una richiesta precisa al Governo italiano: bisogna appoggiare con forza la proposta in ambito europeo dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche chiedendo che gli obiettivi aumentino per ambizione e quindi efficacia. A tal proposito è stata lanciata una petizione per richiedere al ministero dell’Ambiente di sostenere le seguenti misure. Secondo Greenpeace è necessario che:

  • l’uso di polimeri e copolimeri in plastica liquida, semisolida o solubili tra gli ingredienti dei detergenti sia vietato al più resto sostituendoli con alternative biodegradabili, naturali e non impattanti per l’ambiente adottando un approccio di regolamentazione di gruppo anziché per singola sostanza;
  • vengano colmate le attuali lacune normative applicando concretamente il principio di precauzione per vietare tutti quei polimeri e copolimeri sintetici i cui effetti sull’uomo e sull’ambiente non sono noti;
  • vengano definiti rigidi criteri per la biodegradabilità;
  • non venga inserito alcun limite minimo di dimensione per identificare le microplastiche.

È ormai chiaro che, come sottolinea Greenpeace, «L’inquinamento da plastica è una delle minacce ambientali più gravi dei nostri tempi». Le immagini di spiagge ricoperte di plastica o di uccelli marini e pesci soffocati da materiali plastici riempiono i nostri cuori di disprezzo verso la nostra stessa specie, ma quello che non vediamo, l’inquinamento invisibile da microplastiche e da plastica liquida, semisolida e solubile, ha un impatto sempre maggiore sugli ecosistemi, un silenzioso stupro della natura di cui l’uomo è responsabile ma che lo stesso uomo non riesce a vedere. Per questi motivi le richieste di Greenpeace Italia dovrebbero essere prese in considerazione dal nostro Governo fin da subito, prima che l’Italia, penisola circondata dal mare, diventi una penisola circondata da un brodo di plastica.

Marco Pisano (liberopensiero.com) 

Marco Pisano

Sono Marco, un quasi trentenne appassionato di musica, lettura e agricoltura. Da tre e più anni mi occupo di difesa ambientale e, grazie a Libero Pensiero, torno a parlarne nello spazio concessomi. Anch’io come Andy Warhol “Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”. Pace interiore!

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