Tutti conosciamo bene le parole del nostro inno.
Lo abbiamo sentito più e più volte, in versioni tradizionali e rivisitazioni alternative.
E’ un canto che, più di ogni altra melodica forma, ci avvicina – orgogliosamente – sentendoci tutti italiani.
AVVICINA.
Come suona strana questa parola, stando alla condizione presente, in cui a tutti è stato “caldamente suggerito” di stare quanto più possibile lontano dal resto del mondo, anche quello più prossimo ed amato.
Eppure la chiave è tutta qui.
Per sconfiggere il virus, altamente infettivo e pesantemente letale, per prima cosa dobbiamo AVVICINARSI coi cuori e poi ALLONTANARCI coi corpi.
AVVICINARSI PER POI ALLONTANARCI.
Se facciamo l’una cosa senza l’altra non sortiamo alcun benefico effetto, anzi.
Se non comprendiamo profondamente il motivo del nostro starci lontani, non lo faremo con efficacia.
Se non ci allontaniamo con consapevolezza, è ovvio che non ci siamo avvicinati e – probabilmente – abbiamo bruciato un’occasione irripetibile per poterlo fare.
LA CHIAMATA ALLE ARMI.
Siamo stati chiamati alle armi, tutti quanti a combattere una guerra, forse la più difficile della storia, contro un nemico troppo insidioso perché invisibile.
Poco possiamo fare, se non tagliargli le gambe, quelle che non possiede, impedendogli di muoversi attraverso e con noi, lasciandolo, piano piano, terminare i propri cicli laddove si è insidiato – ormai – e salutandolo da lontano dietro una finestra accesa da un arcobaleno colorato.
MUOIONO DA SOLI.
Fuori dalle nostre case, negli ospedali, ci sono cuori che smettono di battere, coscienti fino all’ultimo respiro che il virus gli ha affievolito per impossessarsene in eterno.
Persone che capiscono bene come stiano lasciando la vita lontano dagli affetti più cari e con la peggiore delle compagnie: un filamento di RNA tremendamente insensibile al mondo.
Diamo loro un po’ di respiro, così come va dato anche a chi in prima linea si sta strenuamente adoperando perché molte vite non si spengano nelle fredde sale di rianimazione di un paese, che sta trattenendo il fiato per spezzare la catena dei contagi.
QUESTO SARA’ LA NOSTRA STORIA.
IL RESTO ALTRUI CRONACA.
Ludovica Ambrogetti