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La musica per la vita di Giuseppina Torre

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“Sono i miei appunti degli ultimi anni: un inno alla vita, alla forza, al coraggio, alla determinazione”: la pianista Giuseppina Torre ha sintetizzato così il suo nuovo album di inediti “Life book”. “Chi lo ascolterà – aggiunge si immedesimerà in questo mio messaggio per i propri momenti di difficoltà attraversati e che anche io ho vissuto e superato grazie alla musica e alla grandissima forza di volontà. Rispetto al disco precedente vedo la vita più positiva e mi prefiggo di viverla in maniera più serena”.
Anticipato dai brani “Never look back” e “Gocce di veleno”, Giuseppina Torre ha presentato “Life book”  a Milano presso Rizzoli Galleria, con una speciale esibizione live. “Mi sento elettrizzata ed emozionata per l’uscita di questa mia nuova creatura – afferma –. Penso ai mille passi fatti per arrivare fino a questo disco e vederlo pubblicato per un’etichetta prestigiosa come Decca è il sogno di ogni musicista: rappresenta per me l’inizio di un nuovo percorso per riuscire a voltare le spalle al passato e godere delle meravigliose sorprese che la vita ti riserva quando meno te lo aspetti».
Nel 2018 Giuseppina Torre ha firmato le musiche del documentario “Papa Francesco – La mia idea di arte”. “È stata una grandissima emozione dopo aver letto il suo libro curato dalla giornalista e scrittrice Tiziana Lupi – spiega –. Mi sono dovuta concentrare su Papa Francesco ed  è stato un momento di arricchimento spirituale poiché contiene importanti riflessioni, come ad esempio l’arte intesa come strumento di evangelizzazione: solo la mano dell‘uomo creata da Dio può creare capolavori”.
Nel 2012 l’artista ha vinto due premi ai Los Angeles Music Awards come “International Artist of the Year” e “International Solo Performer of the Year”: è un esempio di eccellenza italiana nel mondo. “Ho avuto la fortuna di vivere una delle più grandi emozioni della mia vita – ricorda –. Dall’oggi al domani sono stata catapultata in un mondo diverso da quello che vivevo e a Hollywood, per la prima volta, ho sentito il mio nome fra i premiati: ho avuto modo di verificare che in America c’è molta attenzione sull’arte che viene dall’Italia”.
Nel 2017 la Torre ha vinto anche gli “Akademia Awards of Los Angeles” nella categoria “Ambiental/Instrumental”, bissando il successo anche all’inizio di quest’anno, e il suo nome è stato recentemente inserito nel “Dizionario dei compositori di Sicilia”, opera del poeta e scrittore triestino Giovanni Tavčar. “Per me è veramente prestigioso stare all’interno di questo dizionario che va dall’epoca greca ai giorni nostri: è un traguardo professionale e artistico che mi onora”.
L’album è un vero lavoro interattivo e in “Un mare di mani” tocca il tema scottante dei migranti. “Abito a pochi chilometri da Pozzallo, dove sbarcano clandestini – osserva –. Sono stata ospite della Guardia Costiera e ho visto immagini di salvataggio, mare di mani che cercano altre mani per essere salvate; anch’io mi sono trovata in un momento della vita in cui avevo bisogno di altre mani per essere aiutata e le ho trovate: invece il 5 % di quei disperati non ce la fanno e la politica non fa nulla per evitarlo”.
“Dove sei” è sulla appartenenza alle proprie radici: “È dedicata alla mia terra, alla Sicilia, con cui ho un rapporto di amore e di odio, ma vale per tutti. Per gli abitanti di una terra che si isola da tutto il resto è molto difficile viverci: io ci tento, abituata come sono a lottare e a ottenere con tutte le mie forze quello che voglio; ero a Milano quando l’ho composta, e stavo vedendo in televisione il commissario Montalbano: abito in quei luoghi e mi ha profondamente colpita rivedere la mia terra”.
“Rosa tra le rose” isola il tema affettivo. “È la prima traccia dell’album ed è dedicata alla mia mamma che non c’è più – conclude –. Alla telefonata che stava per andarsene, volevo riuscire a stringerle la mano per l’ultima volta: ci sono riuscita e mi è morta tra le braccia; sento sempre la sua presenza, ed è il mio angelo. Mia madre si chiamava Rosa e i suoi fiori preferiti erano proprio le rose”.
Franco Gigante
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