Vedere con la coda dell’occhio significa avvalersi della visione periferica , quella cioè in cui l’immagine degli oggetti osservati va a formarsi nelle zone estreme della fovea – l’area centrale della retina – dove la densità dei coni, gli elementi fotosensibili che consentono la visione e colori è alquanto più bassa.
Lo stesso dicasi dei bastoncelli, i fotosensori che si attivano quando l’illuminazione è scarsa.
Non deve perciò sorprendere se, quando si guarda con la coda dell’occhio, sia l’acutezza visiva sia la capacità di distinguere le tinte sono molto ridotte.
L’area occupata della fovea, che ci rimanda una visione nitida e colorata, è infatti ristrettissima.
ESPERIMENTO 1
Aprite una pagina di un libro che abbia parti scritte e immagini a colori.
Fissate lo sguardo su una parola centrale e cercate di vedere il resto della pagina, avendo cura di mantenere lo sguardo fisso sulla parola.
A pochissima distanza da essa, noterete che si è sostanzialmente incapaci di leggere e distinguere bene le tinte.
ESPERIMENTO 2
Ritagliate un semidisco di cartone con raggio di 30 cm e infilate uno spillo nel punto centrale dell’arco.
Preparate un’asticciola su cui poter fissare ritagli di carta colorata di forma irregolare.
Poggiate il disco sul naso dove presenta l’incavo, fissate lo sguardo sullo spillo e spostate l’asticciola lungo il perimetro del disco, facendo emergere sopra il disco la parte scritta e dipinta, da un estremo all’altro.
Tenete sempre lo sguardo fisso sullo spillo.
A 90° dalla congiungente naso-spillo l’asticciola è sostanzialmente non percettibile.
Fatevi aiutare da qualcuno e segnate sul disco il punto in cui iniziate a vederla, in cui iniziate a percepire i colori e, infine, quello in cui ne vedete anche la forma.