La Grotta Guattari, scoperta casualmente nel 1939, dal paleontologo Alberto Carlo Blanc, deve la sua eccezionalità ad un crollo che circa 60 mila anni fa l’ha sepolta sigillandone l’apertura e facendo in modo che quanto era contenuto al suo interno si mantenesse com’era.
Per questo e per il ritrovamento allora di una calotta ben conservata, il sito è stata subito considerato uno tra i più importanti al mondo per lo studio dell’uomo di Neanderthal. L’attuale intervento, fatto con l’ausilio di tecnologie e competenze che allora non erano neppure immaginabili e allargato ad una zona della grotta che non era mai stata indagata, apre nuovi scenari di enorme interesse per la ricerca.
Come hanno spiegato i ricercatori e gli esperti, i resti degli scheletri umani recentemente ritrovati e poi ricomposti, appartengono tutti ad individui adulti, fatta eccezione forse solo per uno che potrebbe essere di un giovane; sono otto maschi e una sola femmina. Ma non si tratta di persone vissute tutte nella stessa epoca: alcuni sarebbero vissuti tra i 50 mila ed i 68 mila anni fa, mente il più antico potrebbe addirittura risalire a 100 mila e 90 mila anni fa.
Anche se tutto questo materiale deve essere ancora studiato, dalle prime indagini sono emerse già tantissime informazioni. Da un’analisi sul tartaro dei denti per esempio, è stato visto che la loro dieta era molto variata, mangiavano molti prodotti cerealicolo vegetariani frutto della raccolta. La cosa però veramente importante al momento, è che il ritrovamento e lo studio di tutto questo materiale potrebbe accendere una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia.