Vengono vendute come cibo per uccelli, rettili e pesci. Ma hanno una qualità molto più importante: riescono a biodegradare il polistirolo (o polistirene), la plastica più usata nei contenitori per imballaggio, nei bicchieri monouso e nei materiale isolanti. Sono le larve del coleottero Zophobas atratus. Un gruppo di ricercatori ha scoperto qual è il loro segreto: un ceppo di batteri, gli Pseudomonas aeruginosa, che vivono nel oro intestino. Questi batteri riescono a biodegradare la plastica grazie ad un enzima, la serina idrolasi.
Gli scienziati hanno messo 50 di queste larve in un contenitore con il polistirolo come sola fonte di carbonio; dopo 21 giorni avevano consumato circa il 70% della plastica. Quindi i ricercatori in base ai loro studi hanno affermato che smaltire tali rifiuti si potrebbe far crescere i batteri (o il loro enzima) sulla superficie del polistirolo per spezzarne le catene chimiche in poche settimane. Sarebbe un grande risultato, visto che polistirolo, quando viene abbandonato nell’ambiente, impegna secoli per essere biodegradato.