Ieri, 27 gennaio, si è celebrata la giornata della MEMORIA delle VITTIME dell’OLOCAUSTO.
E’ stata una della notizie più battute dai MEDIA del MONDO.
Altra new, altrettanto drammatica, la MORTE di Kobe Bryant, leggenda NBA, ed altre 8 persone tra le quali due bambine, sua figlia ed un’amica.
MoltI altri argomenti sono stati oggetto di ampi dibattiti, tra TG, talk show, trasmissioni televisive, quotidiani etc etc… (indovinate quali in primis?)
Quindi, per scelta, non vogliamo scendere nei dettagli di nessuna di queste e di altre notizie, già lungamente “sviscerate” nei loro aspetti più o meno noti.
E che scriviamo, dunque?
Partiamo dalle due notizie con cui abbiamo aperto l’articolo e ci addentriamo in una riflessione che vada oltre.
Un fatto tragico, drammatico, struggente che non riguarda noi in prima persona ci colpisce comunque, scuotendoci dentro.
L’OLOCAUSTO.
KOBE BRYANT.
SUA FIGLIA.
E con loro una lista infinita di fatti, che animano la cronaca contemporanea o prendono polvere negli archivi della storia, che pur a noi “alieni” “smuovono”, “commuovono”, “turbano”, “emozionano”.
E COME MAI?
Le risposte che abbiamo provato a dare hanno preso due diverse, ANTIPODICHE, direzioni:
- EMPATIA: una consapevole immedesimazione che ci fa provare dolore perché ci avviciniamo alle vittime, percependole “grazie alla sofferenza” come nostri cari
- EGOISMO: una inconsapevole immedesimazione che ci fa provare dolore perché “avremmo potuto noi essere al loro posto”
Perché ci dispiace che abbia perso la vita KOBE BRYANT o LADY D ad esempio al punto di versare lacrime su lacrime per la sua morte, se – alla fin fine – erano a noi del tutto “sentimentalmente lontani”, per non scrivere “estranei”?
Noi una risposta abbiamo provato a darla.
Voi pensateci.