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CONTE AVVIA LA FASE 2: QUOTA 100, FAMIGLIA E FIGLI I TEMI PIU’ “CALDI”

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La fase 2 del GOVERNO “GIALLOROSSO”, in un articolo pubblicato su ilmessaggero.it.

Il governo apre la fase 2 con la riscrittura dell’Agenda 2023 e inizia da due delle categorie finora non interessate dai primi interventi ‘giallorossì.

Al primo dei tavoli voluti dal premier, Giuseppe Conte, per tracciare con la maggioranza le linee dell’azione dell’esecutivo per i prossimi mesi ci si concentra dunque su alcuni dei progetti annunciati, ma che ancora non hanno preso forma, cioè il superamento di Quota 100 e della legge Fornero sulle pensioni e, soprattutto, l’assegno unico per i figli.

La famiglia è infatti «una assoluta priorità già per il 2020» ha detto, aprendo l’incontro il premier, chiedendo alla maggioranza di definire «un percorso condiviso» che tenga insieme la proposta del Pd, all’esame della Camera, e quella che su cui sta lavorando il ministro di Iv Elena Bonetti, per arrivare, «in una strategia integrata», anche se con due provvedimenti, a definire «un complessivo Family Act». Sul tema la commissione Affari sociali della Camera dovrebbe infatti iniziare a votare già da domani (ma si prospetta quindi un nuovo rinvio) la proposta di legge delega del Pd, mentre il ministro della Famiglia, Elena Bonetti, ha annunciato a giorni il Family Act, un disegno di legge più organico che dovrebbe contenere anche altri interventi, dalla conciliazione dei tempi di vita e lavoro e la revisione dei congedi parentali.

Sui congedi, peraltro, il Pd rilancia la proposta, avanzata dal sottosegretario Francesca Puglisi, di estendere da 5 a 6 mesi il congedo obbligatorio, prevedendo che siano i papà ad utilizzare 1 mese (oggi per i papà sono previsti 7 giorni). Ora spetterà quindi al ministro Nunzia Catalfo insieme alla collega della famiglia trovare una sintesi, come indicato dal premier. Intanto i sindacati restano in pressing sulle pensioni, che al termine del secondo incontro tecnico al ministero del Lavoro, chiedono risposte più concrete a partire dalle risorse a disposizione per disegnare un sistema più flessibile di uscita.

Per Cgil, Cisl e Uil resta irricevibile qualunque proposta che preveda l’uscita anticipata con il ricalcolo degli assegni, che porterebbe a perdite fino al 30% per i lavoratori. Non solo, tra le richieste c’è quella di mantenere nella previdenza i fondi non spesi per Quota 100, che, per i sindacati, da sole non sarebbero comunque sufficienti. Il governo è comunque intenzionato a mettere a punto una riforma che, secondo il viceministro Antonio Misiani, potrebbe scattare già dal 2021, chiudendo con un anno di anticipo Quota 100, se si trovasse l’accordo.

 

(FONTE: ILMESSAGGERO.IT)

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