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DI CHE COLORE È L’UNIVERSO? PERCHE’ IL CIELO DI NOTTE E’ BUIO, SE CI SONO INFINITE STELLE? IL PARADOSSO DI OLBERS

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Di che colore è l’UNIVERSO?

La domanda non è di semplice ed intuitiva risposta, quindi vi forniamo 4 possibili alternative:

  1. NERO SPRUZZATO DI ARGENTO
  2. ARGENTO SPRUZZATO DI NERO
  3. VERDE CHIARO
  4. BEIGE

A tutti coloro i quali hanno individuato nei numeri 1,2 e 3  la possibile risposta del quesito, siamo ben tristi di annunciare che si sono sbagliati.

La risposta corretta è la numero 4, ovvero L’UNIVERSO E’ DI COLORE BEIGE.

Nel 2002, dopo aver analizzato la luce proveniente da 200.000 galassie e classificata dall’Australian Galaxy Survey, alcuni scienziati americani della John Hopkins University arrivarono alla conclusione che l’UNIVERSO FOSSE VERDE CHIARO.

Non nero spruzzato di argento come potrebbe sembrare.

Prendendo come punto di partenza il pantone DULUX, il colore dell’UNIVERSO corrispondeva a un punto cromatico tra la salvia (MEXICAN MINT), il giada (JADE CLUSTER) e una nuance più brillante detta SHANGRI-LA SILK (SETA DI SHANGRI-LA).

Poche settimane dopo l’annuncio all’American Astronomical Society dovettero ammettere di aver sbagliato i calcoli e che l’UNIVERSO, in realtà, era una sfumatura cupa di marron-grigiastro.

IL PARADOSSO DI OLBERS

Fin dal seicento molte menti eclettiche e curiose si sono interrogate sul perché il cielo notturno fosse nero.

Se l’UNIVERSO è infinito e contiene un numero infinito di stelle uniformemente distribuite, dovrebbe essercene una ovunque guardiamo e il cielo dovrebbe apparire sempre luminosi, di notte come di giorno.

Questo problema è noto come il PARADOSSO DI OLBERS, dal nome dell’astronomo tedesco che lo descrisse nel 1826 (non fu però il primo).

Nessuno ancora ha saputo dare una risposta soddisfacente.

Forse il numero di stelle è finito.

Forse la luce di quelle più lontane non ci ha ancora raggiunti.

Secondo Olbers in passato non tutte le stelle splendevano nel medesimo modo; qualcosa le avrebbe accese in seguito.

Edgar Allan Poe in EUREKA, suggerì per primo che la luce delle stelle più distanti sia ancora per strada.

Nel 2003 la camera planetaria a grande campo del telescopio spaziale HUBBLE fu puntata sulla parte del cielo notturno che sembrava più vuota e la pellicola impressionata per un milione di secondi (11 giorni) restituì una immagine con decine di migliaia di galassie, ancora sconosciute,  ciascuna con centinaia di milioni di stelle, che si estendevano vero incerti margini di UNIVERSO.

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