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“COLONIES IN THE SPACE MAY BE ONLY HOPE” SAYS HAWKING. NEL 2001 LO SCIENZIATO IPOTIZZAVA UN VIRUS PANDEMICO NEL DESTINO DELL’UMANITA’

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Vi ricordate di lui?

Certamente sì.

Stephen William Hawking.

Cosmologo, astrofisico, matematico, accademico, divulgatore scientifico britannico, eccellenza tra le eccellenze nel campo della fisica senza limiti di spazio e di tempo.

A lui si devono importanti acquisizioni sui buchi neri, sull’origine dell’Universo, sulla Cosmologia quantistica.

Fisico, ma anche filosofo, come non di rado accade per le eccezionali menti di chi si dedica a quella branca della scienza che prende il nome di “fisica”.

Ragionare in termini fisici comporta il medesimo tipo di attività neuronale di un ragionamento che abbia per oggetto temi astratti e verità indimostrabili con cui i filosofi alimentano la loro sete di sapere.

FISICA e FILOSOFIA, hanno molto in comune, se non nella sostanza, almeno nella “forma” o meglio nella “struttura”.

Ecco perché di Hawking, come di molti altri, primo tra tutti ALBERT EINSTEIN, apprezziamo teorie scientifiche e leggiamo volentieri riflessioni e massime che spaziano su ogni “spazio”, che sia noto o ignoto poco importa, almeno per loro.

Dopo questa digressione, torniamo all’argomento dell’articolo: la profezia di HAWKING.

In una intervista che lo scienziato rilasciò nel 2001 a Roger Highfield per il “The Telegraph”, dal titolo “Colonies in the space may be only hope, says Hawking”, il fisico di Oxford ci aveva “avvertito”…

Hawking esprimendo il proprio parere sulle possibili cause che avrebbero condotto l’umanità ad estinguersi, parlò di un “virus” capace di generare una pandemia.

Ecco cosa disse esattamente:

“Sebbene l′11 settembre sia stato orribile, non ha minacciato la sopravvivenza della razza umana, come fanno le armi nucleari. A lungo termine, sono più preoccupato per la biologia.

Le armi nucleari hanno bisogno di grandi strutture, ma l’ingegneria genetica può essere fatta in un piccolo laboratorio.

Non puoi controllare tutti i laboratori del mondo. Il pericolo è che, per caso, creiamo un virus che ci distrugga. Non credo che la razza umana sopravvivrà nei prossimi mille anni, a meno che non colonizziamo lo spazio.

Ci sono troppi incidenti che possono accadere nella vita di un singolo pianeta. Ma io sono un ottimista. Raggiungeremo le stelle”.

Se qualcuno all’epoca prese sottogamba la sua ipotesi, almeno oggi prendiamo per buona la conclusione: “RAGGIUNGEREMO LE STELLE”.

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