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ALBANIA: LA STORIA

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(Zakavkazje”Oltre-Caucaso”). – Antica denominazione di una località sul fiume Kir (Kur), Oltre-Caucaso, sulle rive del Caspio, pressappoco nei confini dell’odierna repubblica sovietista dell’Azerbajdžan (Širvan e parte meridionale del Dagestan). Gli Albanesi sono ricordati presso molti storici greci e latini dell’epoca dell’Impero romano (Strabone, Plinio, Plutarco, Tolomeo, ecc.); ad essi si riferiscono anche notizie di alcuni storici armeni, che chiamano l’Albania Aguanir. Lo storico armeno Mosè di Corene chiama gli Albanesi Alani. Z. a denominazione Albania scompare dal tempo della conquista araba dell’Oltre-Caucaso (secolo VII dopo C.).
Gli Albanesi rappresentarono una parte rilevante nella storia dell’Oltre-Caucaso a cominciare dal sec. I a. C. Durante la lotta di Roma contro Mitridate, re del Ponto, Pompeo cercò l’aiuto degli Albanesi contro gli Iberi (Georgiani), alleati del re, ottenendo di passare attraverso la loro terra. Poi gli Albanesi assalirono l’esercito romano; ma furono sconfitti e dovettero egualmente prestare aiuto a Pompeo; né riuscì un loro nuovo tentativo di sollevazione. Continue lotte essi dovettero combattere contro gli attacchi alla loro terra, così da sud, cioè dalla parte dell’Armenia e della Media, come da nord, cioè dal Caucaso. Potevano armare fino a 60 mila soldati di fanteria e 20 mila cavalieri; ma, secondo Strabone, furono “non molto bellicosi”.
Popolazione stabile (sebbene talvolta si alleassero con nomadi), praticavano l’allevamento del bestiame e in parte l’agricoltura, sia pure in modo primitivo e con aratri di legno. Come religione, adoravano il sole e in particolar modo la luna: rito comune con quasi tutti gli antichi popoli del Caucaso. Avevano templi e sacerdoti; compivano anche sacrifici umani. Gli Albanesi si dividevano in 60 schiatte, ognuna delle quali parlava un suo speciale dialetto ed aveva da principio un proprio re. Ma all’epoca della nascita di Cristo, tutte le schiatte albanesi riconoscevano ormai il potere supremo di un solo re.
È difficile determinare le loro caratteristiche di razza. Secondo uno dei tardi scrittori romani (sec. IV), essi hanno “capelli bianchi”. Si può ritenere da ciò che fossero nordici o, in ogni caso, di origine non meridionale e non semitica. È controversa la questione di una mescolanza di sangue tra Turchi e Albanesi. La concordanza dei nomi (Albania nella penisola balcanica; Alba Longa in Italia) ha fatto fare dei tentativi, già nell’antichità, per trovare un legame tra gli Albanesi del Caucaso e quelli mediterranei. Dal fatto rilevato sopra, cioè dalla molteplicità dei dialetti, parrebbe potersi indurre l’origine caucasica degli Albanesi. Fu anche cercata una parentela tra gli Albanesi e gl’Iberi (Georgiani). L’oscuro problema dell’origine degli Albanesi non potrà essere risolto se non riconnettendolo col problema dei popoli caucasici in genere.
1A-Già parte dell’impero romano e di quello bizantino, il paese subì le invasioni slave e nel IX secolo fu annesso dai Bulgari. I Turchi lo conquistarono agli inizi del XV secolo e lo tennero soggetto fino al 1912, quando gli albanesi si ribellarono e raggiunsero l’indipendenza.
In realtà l’Albania nacque come frutto di un accordo tra Italia e Austria per garantirsi l’egemonia sull’Adriatico contro le aspirazione della Serbia e della Grecia. Così i principali porti albanesi furono occupati dagli italiani, mentre un aristocratico prussiano, Gugliemo di Wied, diventò il capo della nuova e inventata monarchia albanese.
Gugliemo di Wied fu scacciato nel 1914 e, dopo lunghe lotte interne, Ahmed Zogu diventò, nel 1925, primo presidente e nel 1928 re di Albania assumendo il nome di Zog I. Governò da dittatore, concesse privilegi commerciali agli italiani e ne incoraggiò gli investimenti, ma nel 1939 Mussolini ordinò l’invasione del paese, anzi la trasformò in una provincia italiana (con la legge 580 del 19.4.1939) e costrinse Zog all’esilio.

L’occupazione, prima italiana e poi tedesca, durò fino all’inverno del 1944. Dopo il ritiro dei tedeschi, i partigiani comunisti guidati da Enver Hoxha, proclamarono la repubblica popolare albanese, allineata a Mosca fino all’inizio del processo di destalinizzazione, che i capi albanesi rifiutarono giudicandolo un tradimento e appoggiando la Cina nella sua disputa con l’URSS. Tuttavia, in seguito al riavvicinamento Cina-USA, l’Albania usciva dall’orbita cinese.

Hoxha ha governato il paese per cinquant’anni cercando di conciliare la struttura piramidale, il culto del capo clan e un controllo gerarchico, in un quadro di isolamento internazionale (la sua rottura con l’URSS risale al 1961) e di autoesaltazione.

Dopo la sua morte, nel 1985, e dopo l’avvento della perestrojka sovietica e la caduta del muro di Berlino, il successore Ramiz Alia ha tentato di avviare una politica di riforme, che prevedeva anche la creazione di un’opposizione, direttamente voluta dal partito al potere e affidata all’ex cardiologo di Hoxha, Sali Berisha. Ma l’operazione non è riuscita.

Vinte le elezioni del 1992 e divenuto capo dello stato, Sali Berisha fa del dogma anticomunista il perno su cui fondare l’unità nazionale e degli strumenti democratici il mezzo per garantire il potere al proprio partito (PDA, partito democratico albanese).

Nel giro di pochi anni gli albanesi diventano i “brillantissimi allievi dell’Occidente”, mentre le organizzazioni malavitose suggeriscono l’investimento più redditizio. Ma la speculazione fraudolenta fa pochissimi ricchi mentre la stragrande maggioranza non ha nulla. L’unica classe emergente è una borghesia di stampo “mafioso”. Droga, contrabbando, petrolio, emigrazione clandestina (la popolazione è diminuita dal 16 al 30 %) soprattutto verso l’Italia con i tristemente noti scafisti.

In seguito alla pulizia etnica operata dai serbi nel confinante Kosovo (1998-99), 600 mila profughi kossovari di etnia albanese si sono rifugiati in Albania. Da un paese che si svuota l’Albania diventa improvvisamente un paese che accoglie e che sa cosa vuol dire ospitalità. Poi la guerra finisce e restano tutti i problemi di ogni dopoguerra. Forse l’unico risultato positivo è stata la conquista di una rinnovata in fiducia in se stessi da parte degli albanesi.

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