Ha solo pochi mesi e già è la notizia tormentone dell’estate.
In Occidente non c’è più bisogno di bere il caffè, basta pensarlo.
E’ il risultato di una ricerca condotta da un team di ricercatori di Toronto, in Canada, che lavorando su campioni di individui, diversi per origine, per età, per sesso, sono arrivati alla conclusione che il solo pensiero del caffè apporti tutti i suoi benefici effetti, senza necessariamente doverlo bere.
Pare, infatti, che immaginare di bere un tazzina di un buon espresso risvegli ed attivi la mente, ancor prima di averne assaporato l’aroma. E’ il cosiddetto effetto “placebo” di cui a lungo si è discusso e si discute tutt’ora, in base a quale, la mente subisce una sorta di “inganno” dalle conseguenze positive sull’intero organismo. Un esempio per tutti sono i farmaci; c’è chi sostiene che la somministrazione di “caramelle colorate” al posto di pillole medicinali svolga lo stesso effetto sul paziente, lavorando sulla sua capacità percettiva a livello mentale. Una argomentazione che lascia spazio a confutazioni, ben comprensibili, soprattutto dagli esponenti del mondo della medicina e non solo e che, per questo, concludiamo qua senza oltre procedere.
Tornando alla ricerca canadese, l’elemento sorprendente non è tanto il fatto che da ora in avanti si potrebbe solo pensare al caffè, anzi che berlo, quanto piuttosto che si tratta di una prerogativa che riguarderebbe solo noi Occidentali: in Oriente, non funziona. Cinesi, Giapponesi et similia non cadono vittime del “sostitutivo effetto mentale”; loro se non bevono, non si svegliano.
Non chiedeteci come mai, perché la risposta non la conoscono neppure gli stessi scienziati canadesi.
Dato certo è che, conducendo il medesimo esperimento con il tea, i risultati ottenuti sono del tutto diversi: il pensiero del tea per quanto buono possa essere, non svolge alcun tipo di positivo effetto sulla mente di Asiatici, Europei, Americani e così via scrivendo.
La bevanda di inglese fama, probabilmente è più “furba” del caffè, le cui origini ancora non sono del tutto chiare; arabe per alcuni, secondo altri invece è l’Etiopia che dobbiamo ringraziare per averci fatto conoscere questa delizia che – per essere tale – deve avere due caratteristiche: “caffè nero e bollente”. Fiorella Mannoia docet.
Abbiamo provato, al mattino presto, a pensare intensamente ad una fumante tazzina di caffè, ma -almeno con noi – non ha funzionato: è stato necessario berne anche più di una per iniziare la giornata con un sorriso, oltre che con l’aroma in bocca e non l’amaro (o l’amarezza) di un illusorio inganno prodotto della mente.
Con tutto il rispetto per la scienza: w i piaceri, quelli veri!