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UN NOME TRADIZIONALE Se il nome è tradizionale, come Lilli, Fido, Bubù, vuol dire che sei una persona di animo sereno e pacato, che sai affrontare ogni situazione con pazienza e calma. Gentilezza. Educazione. Moderazione. Equilibrio le tue doti più spiccate. UN NOME CHE RISPECCHIA UN ASPETTO DEL SUO CARATTERE O UNA CARATTERISTICA FISICA Se il nome rimanda ad una caratteristica del caro animale, come Baffo, Svelto, Morbido, vuol dire che sei una persona molto rispettosa delle regole e profondamente legata alla tradizione. Non fai mai un passo che sia più lungo della gamba. Sei molto accorto e previdente. UN NOME “RANDOM” Se il nome è frutto di una scelta – per così dire – casuale, senza motivazioni particolari che, talora, può essere in contrasto anche con l’evidenza (ed esempio un cane che si chiama Nerone ed è tutto bianco), vuol dire che sei un anticonformista, del tutto ribelle verso regole ed imposizioni. Ami vivere senza condizionamenti e restrizioni di sorta. UN NOME DI UN PERSONAGGIO DI FANTASIA Se il nome è quello di un personaggio dei fumetti o dei cartoon, come Snoopy, Linus, Tom, vuol dire che sei una persona oltre che molto fantasiosa, anche di quelle che solitamente si definiscono “eternamente giovani”. Non vuoi invecchiare e, forse, dimostri anche meno della tua età, non solo nella mente ma anche nell’aspetto. UN NOME DI PERSONA Se il nome è lo stesso che avresti potuto dare a tuo figlio, vuol dire che sei una persona estremamente rispettosa verso chiunque. Ti poni con umiltà ad ascoltare gli altri, ben sapendo che c’è sempre da imparare. Lungi da te presunzione e superiorità. Nessuno è migliore di nessun altro, tutti sono uguali davanti a te (non solo davanti alla legge). UN NOME DI ANIMALE PERICOLOSO Se il nome richiama il concetto di forza come Tigre, Pantera, Leone, vuol dire che sei una persona dal temperamento decisamente “energico”. Una personalità spiccata, che nulla teme e, forse, qualche volta è temuta. Accetti le sfide, anzi ne vai a caccia, per misurare la tua invincibile forza.

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Ha solo pochi mesi e già è la notizia tormentone dell’estate.

In Occidente non c’è più bisogno di bere il caffè, basta pensarlo.

E’ il risultato di una ricerca condotta da un team di ricercatori di Toronto, in Canada, che lavorando su campioni di individui, diversi per origine, per età, per sesso, sono arrivati alla conclusione che il solo pensiero del caffè apporti tutti i suoi benefici effetti, senza necessariamente doverlo bere.

Pare, infatti, che immaginare di bere un tazzina di un buon espresso risvegli ed attivi la mente, ancor prima di averne assaporato l’aroma. E’ il cosiddetto effetto “placebo” di cui a lungo si è discusso e si discute tutt’ora, in base a quale, la mente subisce una sorta di “inganno” dalle conseguenze positive sull’intero organismo. Un esempio per tutti sono i farmaci; c’è chi sostiene che la somministrazione di “caramelle colorate” al posto di pillole medicinali svolga lo stesso effetto sul paziente, lavorando sulla sua capacità percettiva a livello mentale. Una argomentazione che lascia spazio a confutazioni, ben comprensibili, soprattutto dagli esponenti del mondo della medicina e non solo e che, per questo, concludiamo qua senza oltre procedere.

Tornando alla ricerca canadese, l’elemento sorprendente non è tanto il fatto che da ora in avanti si potrebbe solo pensare al caffè, anzi che berlo, quanto piuttosto che si tratta di una prerogativa che riguarderebbe solo noi Occidentali: in Oriente, non funziona. CinesiGiapponesi et similia non cadono vittime del “sostitutivo effetto mentale”; loro se non bevono, non si svegliano.

Non chiedeteci come mai, perché la risposta non la conoscono neppure gli stessi scienziati canadesi.

Dato certo è che, conducendo il medesimo esperimento con il tea, i risultati ottenuti sono del tutto diversi: il pensiero del tea per quanto buono possa essere, non svolge alcun tipo di positivo effetto sulla mente di Asiatici, Europei, Americani e così via scrivendo.

La bevanda di inglese fama, probabilmente è più “furba” del caffè, le cui origini ancora non sono del tutto chiare; arabe per alcuni, secondo altri invece è l’Etiopia che dobbiamo ringraziare per averci fatto conoscere questa delizia che – per essere tale – deve avere due caratteristiche: “caffè nero e bollente”. Fiorella Mannoia docet.

Abbiamo provato, al mattino presto, a pensare intensamente ad una fumante tazzina di caffè, ma -almeno con noi – non ha funzionato: è stato necessario berne anche più di una per iniziare la giornata con un sorriso, oltre che con l’aroma in bocca e non l’amaro (o l’amarezza) di un illusorio inganno prodotto della mente.

Con tutto il rispetto per la scienza: w i piaceri, quelli veri!

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