L’aumento diffuso della temperatura media ha, tra le diverse conseguenze, un proporzionale innalzamento del livello del mare, le cui ripercussione sull’ambiente, nella sua più ampia accezione, sono irreparabili.
Pur riuscendo a limitare l’incremento della temperatura globale, quello del livello del mare è un fenomeno, purtroppo, inevitabile.
Queste le conclusioni di uno studio condotto da RESOURCE WATCH, secondo cui l’”acqua”, che dai mari arriverebbe sulla terraferma, costituisce una grave minaccia per gli aeroporti di tutto il mondo.
In particolare, entro il 2100 sarebbero 44 gli aeroporti destinati a gettare la chiave in mare…
QUAL’E’ IL MOTIVO?
Molti aeroporti sono stati edificati in zone piane e “basse” e, poiché gli aerei necessitano di ampi spazi per effettuare la manovra di decollo, questa potrebbe essere gravemente messa a rischio da “mareggiate” che ne limiterebbero, se non addirittura eliminerebbero, una ampia fetta di superficie operativa.
E la conseguenza sarebbe una inevitabile chiusura degli scali.
QUALI SONO GLI AEROPORTI A RISCHIO?
Ad essere minacciati sono 80 scali del mondo.
Per la maggior parte sono aeroporti del NORD AMERICA, DELL’EUROPA E DELL’ASIA.
Nei soli STATI UNITI 6 sono gli aeroporti a rischio, se il livello dell’acqua dovesse alzarsi di mezzo metro.
Questo numero raddoppierebbe, nel caso in cui l’innalzamento arrivasse a raggiungere il metro.
In EUROPA con un innalzamento di mezzo metro sono 11 gli aeroporti a rischio esondazione, numero che arriverebbe a quota 23 per un innalzamento del doppio.
In ASIA i numeri vanno da 7 scali a 14.
FACCIAMO QUALCHE NOME
LaGuardia, John F. Kennedy, Newark, Key West (FLORIDA), l’aeroporto di Amsterdam Schiphol, l’aeroporto internazionale di Kansai, in Giappone, l’aeroporto cinese di Yancheng e l’aeroporto internazionale di Ramsar in Iran.