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L’ALBANIA DEL 1997

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Il 28 marzo 1997 una motovedetta albanese, la Kater I Rades stava attraversando il canale di Otranto, in cerca di salvezza dall’altra parte del mare. Era carica di profughi albanesi, la maggior parte dei quali non avrebbe mai raggiunto l’Italia. Alle 18:45, la Kater venne speronata da una nave italiana, incaricata di fermarla. 15 minuti dopo la nave era già affondata provocando 81 morti, 24 dispersi e lasciando vive 34 persone.
Era il periodo in cui l’Albania entrava prepotentemente nell’immaginario collettivo. Gli sbarchi, le carrette del mare, la mafia di Valona, l’Albania come la Somalia. Decine di migliaia di albanesi si rifugiarono in Italia scappando via da un paese in preda all’anarchia e alla guerra civile. Una situazione dovuta ad una delle più estese operazioni a schema Ponzi della storia dell’economia. Lo schema Ponzi è una sistema di truffa chiamata così in onore di Charles Ponzi. Si basa sulla promessa di interessi estremamente vantaggiosi su di una quota pagata dalla vittima, interessi che vengono pagati utilizzando esclusivamente le quote investite da altre vittime del raggiro. All’inizio del secolo Ponzi, riuscì a raggirare 40000 persone, partendo da due dollari riuscì ad accumularne 15 milioni.
Per gran parte della seconda metà del XX secolo l’Albania era stata governata dal pugno di ferro del dittatore Envar Hoxha che l’aveva mantenuta isolata dal resto d’Europa. Hoxha era promotore di un’ideologia comunista di stampo stalinista, che mantenne anche dopo la relazione del Congresso del PCUS sulle nefandezze del regime stalinista. L’Albania, che già aveva relazioni molto fredde con la Jugoslavia, nel 1968 uscì anche dal Patto di Varsavia., L’unico alleato rimastole era la Cina maoista. Dopo la morte di Hoxha avvenuta nel 1985, salì al potere il suo successore designato Ramiz Alia, che avrebbe governato il paese, ormai schiacciato dai pesanti problemi economici, lasciati dal prdecessore, fino al 1991, anno delle rivolte studentesche che condussero il paese alle prime elezioni democratiche, vinte dal capo del partito democratico Sali Berisha.
L’Albania, usciva da 50 anni di dittaura in condizioni di povertà disperata e di assoluto spaesamento di fronte ai meccanismi del mercato. Il sistema finanziaro albanese era sottosviluppato. Esistevano pochissime banche private e le 3 banche di proprietà dello stato che detenevano il 90% per cento dei depositi dell’intera popolazione, offrivano rendimenti bassissimi e pochissimi prestiti. A seguito della loro incapacità di placare la nuova fame di crediti del paese, nacquero compagnie private che concedevano prestiti privatamente. Accanto a loro nacquero altri esprimenti finanziari, che al posto di concedere prestiti iniziarono a investire nei propri depositi. La classe politica albanese nonostante avesse il potere per fermarle non fece nulla.
Una piramide finanziaria, funziona attirando investimenti e promettendo interessi molto vantaggiosi. Le più grandi piramidi effettuavano effettivamente investimenti reali. Era credenza comune che si trattasse comunque di investimenti illegali, soprattutto legati al contrabbando con la Jugoslavia, oggetto in quegli anni delle sanzioni ONU.
Tra queste c’è la VEFA Holding, divenne uno stato nello stato albanese. Possedeva alberghi, palazzi, ristoranti, finanziava la campagna del partito democratico di Sali Berisha. Erano della VEFA i traghetti che facevano la spola tra Ancona e Durazzo. Il fondatore della società era Vehbi Alimuça, un ex sottoufficiale dell’esercito, che l’aveva fondata nel 1993 con 700 dollari e si era messo a vendere sapone.
Il mercato viene invaso dalle società finanziarie, che rappresentano le imprese più di successo dell’Albania libera. Tutti investono nelle società. Le principali sono VEFA, Xhafferi, Populli, Kamberi e Sude.
Chi ha una casa la vende per investire i soldi, chi non ce la chiede prestiti o vende il bestiame. Tirana diventa un mattatoio a cielo aperto, migliaia di contadini vengono in città per uccidere le propire bestie e venderle al mercato.
Vengono proposti tassi sempre più alti. Si passa dal 10 al 30% in un mese a Settembre 1996, per la fine dell’anno, alla fine di ottobre Sude propone di duplicare l’investimento in due mesi.
Il governo di Sali Berisha viene avvertito dal Fondo Monetario Internazionale, del fatto che le compagnie stanno probabilmente riciclando denaro sporco e che c’è qualcosa di sospetto negli affari che stanno concludendo. Il governo albanese la accusa di voler demolire l’immagine della nuova Albania. Tuttavia in seguito a ulteriori pressioni esterne, viene formato una commissione parlamentare. La commissione non si riunirà mai.
Il 19 novembre, Sude dichiara che non può saldare i debiti. Il collasso di Sude scioccò l’opinione pubblica. I tentativi delle altre società di proporre tassi ancora più vantaggiosi per tranquilizzare la popolazione, funzionano per poco. Nel gennaio 1997 Sude dichiara bancarotta. Dopo dieci giorni anche Xhafferi e Populli dichiarano che non possono più procedere ai pagamenti.
Il governo comincia a prendere dei provvedimenti, congelando i conti delle due società, pari a 250 milioni di dollari, il 10% del prodotto interno lordo del paese. Tuttavia non si muove contro le compagnie più grandi. Il governo si rifuta di risarcire i cittadini truffati. Questa mossa aiuterà nel futuro il paese a uscire dal disastro economico.
La Bank of Albania, intanto, limita i prelievi giornalieri. In seguito al fallimento delle due compagnie, un terzo delle famiglie albanesi perde tutti i suoi risparmi. Si stima che in totale 2 milioni di persone abbiano investito i propri soldi in società finanziare. La popolazione totale ammontava a 3,5 milioni di persone.
Nel marzo del 1997 l’Albania è nel caos. Migliaia di soldati e poliziotti disertano e il governo perde rapidamente il controllo del sud del paese. 1 milione di armi vengono prelevate dai depositi dov’erano state diligentemente accumulate durante l’era di Hohxa. Gli uffici postali vengono dati alle fiamme. Sali Berisha, rassegna le sue dimissioni, indicendo le elezioni in Giugno, nel frattempo presiederà un governo a interim. Questa mossa non ferma le proteste. Negli episodi di guerriglia che seguono vengono uccise 2000 persone.
Diverse operazioni vengono lanciate per evacuare gli stranieri. Inizia il periodo delle emigrazioni di massa, di cui il caso della Kater I Rades diventerà l’emblema. Nel frattempo, chi aveva creato le piramidi finanziarie cerca di far uscire i soldi dal paese, affidando valigette gonfie di milioni di dollari agli scafisti che li trasportavano in Italia e in Grecia. L’11 aprile 1997 un gruppo di creditori prova ad assaltare la villa-fortezza di Vehbi Alimuça, il presidente della VEFA Holding, ma viene cacciato a raffiche di mitra.
La maggior parte dell’Albania passa sotto il controllo di bande armate. Nelle città più grandi vengono formati comitati di controllo, ma il controllo è in gran parte in mano ai malavitosi locali. Il governo, diviso e debole è in una situazione di stallo. Tirana potrebbe essere la prossima zona a finire fuori controllo. Berisha dichiara lo stato di emergenza chiedendo aiuto alle Nazioni Unite..
Anche per fermare il flusso di profughi, l’Italia si fa promotrice di un’operazione militare. Il governo è quello di Prodi. La maggior parte delle parti politiche è d’accordo, tranne Bertinotti che definirà l’operazione “insensata”.
L’Italia ottiene il mandato dell’ONU, l’appoggio dell’OCSE e la collaborazione di alcuni alleati tra cui la Francia. Il 15 aprile viene lanciata l’operazione ALBA. 7000 soldati, formati con il contributo dei soldati di 10 paesi, sbarcano in Albania.
L’operazione è un successo. Le città vengono pacificate dalla sola presenza dell’esercito e il territorio ritorna sotto il controllo del governo e delle forze di pace, che trovano un accordo tra i leader del paese. Il 27 luglio si tengono regolari elezioni che premiano la coalizione guidata dal partito socialista di Meidani. In seguito alla conquista di altri depositi di armi, nel paese circolano 3.000.000 di armi. La maggior parte finiranno in Kosovo.
Durante la crisi si calcola siano stati compiuti 6500 omicidi. Le società di revisione che arriveranno i Albania per fare i conti dei danni, calcoleranno in 5 miliardi di dollari i soldi fatti sparire nel nulla dalle piramidi. Il PIL dell’Albania nel 1996 era di 3 miliardi di dollari.

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