Si era trattato di una “scoperta” che aveva fatto molto discutere, oltre che sorprendere enormemente per la sua “cruda” stranezza.
Diversi esemplari di foche a largo della Nuova Zelanda sono stati ritrovati con un elevato numero di aculei, fino a 12, di varie dimensioni, conficcati nelle carni delle loro teste.
La “questione” è stata subito analizzata accuratamente dal team di ricercatori della Monash University.
Su Diseases of Aquatic Organisms, finalmente, è stato pubblicato il risultato del loro studio.
Secondo gli scienziati neozelandesi, gli aculei sono il carissimo prezzo che le foche devono pagare per procacciarsi il cibo, almeno una buona parte di esso.
A quanto pare, infatti, le spine appuntite provengono da una specie di razza marina e dal ghostshark australiano (Callorhinchus milii), un altro pesce simile.
È la prima volta che si comprende quanto possa essere pericoloso per foche e predatori simili cibarsi di questi pesci ma i ricercatori ritengono che queste ferite, anche se non sono state identificate mai prima, potrebbero essere piuttosto comuni soprattutto nelle foche che cacciano regolarmente i ghostshark, come spiega Felix Marx, ricercatore del museo Te Papa Tongarewa della Nuova Zelanda, co-autore dello studio: “Forse non è sorprendente, poiché le ferite potrebbero facilmente essere nascoste sotto la folta pelliccia delle foche”.
(fonte: notizie scientifiche.it)